“In Italia focolai attivi: l’epidemia non conclusa”

In Italia la situazione sanitaria legata al coronavirus è nettamente migliorata rispetto alle settimane scorse ma è ancora necessario mantenere alta l’attenzione.

In quasi tutto il Paese, infatti, sono documentati focolai di trasmissione attivi. È questo in sintesi il risultato di un monitoraggio del Ministero della Salute e dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) relativo alla settimana tra il 25 e il 31 maggio. Nel rapporto si legge che “tale riscontro, che in gran parte è dovuto alla intensa attività di screening e indagine dei casi con identificazione e monitoraggio dei contatti stretti evidenzia tuttavia come l’epidemia in Italia di COVID-19 non sia conclusa”.

Tuttavia al momento in Italia non vengono riportate situazioni critiche relative all’epidemia di Covid-19. Nel documento, inoltre, si spiega che trascorre diverso tempo tra esposizione al patogeno e lo sviluppo di sintomi e, di conseguenza, tra questi e la diagnosi con successiva notifica. Pertanto molto verosimilmente numerosi casi notificati in questa settimana hanno contratto l’infezione 2-3 settimane prima, ovvero durante la prima fase di riapertura avvenuta tra il 4 e il 18 maggio. Complessivamente, però, il quadro generale della trasmissione e dell’impatto dell’infezione in Italia è favorevole con una generale diminuzione nel numero di casi ed una assenza di segnali di sovraccarico dei servizi assistenziali.

Dai risultati del monitoraggio emerge il persistere in alcune realtà regionali “di un numero di nuovi casi segnalati ogni settimana elevato seppur in diminuzione. Questo deve invitare alla cautela in quanto denota che in alcune parti del Paese la circolazione è ancora rilevante. In quasi tutta la Penisola, inoltre, sono documentati focolai di trasmissione attivi”. Questo riscontro evidenzia come l’epidemia in Italia non sia conclusa in modo definitivo. Vi è un dato positivo. La stima dell’indice di trasmissibilità (Rt) per data inizio sintomi compresa nel periodo dal 12 maggio al 25 maggio, e calcolato al 3 giugno, mostra valori medi al di sotto di 1 in tutte le Regioni.

Per quanto riguarda la stima dell’Rt, l’Iss sottolinea che”quando il numero di casi è molto piccolo possono verificarsi temporanee oscillazioni con Rt1 a causa di piccoli focolai locali, senza che questo rappresenti necessariamente un elemento preoccupante”. Per l’Istituto, se la situazione è migliorata lo si deve alle misure di lockdown che hanno effettivamente permesso un controllo dell’infezione da SARSCoV-2 sul territorio nazionale “pur in un contesto di persistente trasmissione diffusa del virus con incidenza molto diversa nelle 21 Regioni/PPAA”.

In considerazione che il virus in qualche modo è ancora presente in Italia, le autorità sanitarie invitano la popolazione al rispetto rigoroso delle misure necessarie a ridurre il rischio di trasmissione quali l’igiene individuale e il distanziamento fisico. Inoltre, nel rapporto si rileva che”è necessario mantenere elevata la resilienza dei servizi territoriali per continuare a favorire la consapevolezza e la compliance della popolazione, realizzare la ricerca attiva ed accertamento diagnostico di potenziali casi, l’isolamento dei casi confermati, la quarantena dei loro contatti stretti. Queste azioni sono fondamentali per controllare la trasmissione ed eventualmente identificare rapidamente e fronteggiare recrudescenze epidemiche”.