Il paradosso a Prato, genitori cinesi non mandano i figli a scuola: “I bambini italiani possono contagiarli” (Video)

 

Di Cristina Gauri – Prato, 20 ott – «Abbiamo paura di essere contagiati dai bambini italiani». È questa la motivazione con la quale 1400 studenti della comunità cinese di Prato – circa il 30% degli alunni cinesi che frequentano le scuole elementari e medie della città – hanno disertato in massa la frequentazione della scuola pubblica. Lo ha rivelato la madre di un bambino intervistata ieri da Mattino Cinque: «Gli italiani sono poco attenti, vanno ovunque mentre noi stiamo chiusi in casa». Nessuno, ad ogni modo, è intenzionato a far perdere l’anno ai propri pargoli: e così la comunità si è organizzata con le lezioni a distanza.

Un sondaggio inquietante

Una situazione, del resto, che era stata prevista da un sondaggio che circola su WeChat, il social network preferito dagli orientali, dal quale emergeva che il 94% dei genitori cinesi presenti in Italia avrebbe preferito non rimandare a scuola i propri figli per timore della seconda ondata di coronavirus. «La scuola italiana sta per riaprire. Genitori della comunità cinese, siete intenzionati a mandare i vostri figli a scuola?». Due le opzioni di risposta: «No, al momento non voglio mandare mio figlio a scuola» e «Sì, manderò mio figlio a scuola per l’inizio del nuovo anno scolastico il 14 settembre, nel rispetto delle norme scolastiche». 94%, una cifra spaventosa, che fortunatamente non hanno trovato riscontro nella realtà.

I cinesi non si fidano

Ma il caso di Prato è emblematico. I dati cittadini, forniti dall’assessore comunale all’Immigrazione Simone Mangani, sono la cartina al tornasole della sfiducia che la comunità orientale nutrirebbe nei confronti della gestione italiana dell’emergenza sanitaria. I cinesi, sostanzialmente, non si fidano. Rimangono in casa, si spostano solo lo stretto necessario, hanno abolito qualsiasi forma di socialità. E non approvano nemmeno la condotta degli italiani, giudicati troppo irresponsabili, troppo espansivi. «Nessuno può garantire l’incolumità dei miei bambini e il sistema scolastico italiano mi sembra in preda al caos – confida una madre a La Nazione – Preferisco non rischiare. Non me lo perdonerei mai se dovesse succedere qualcosa ai miei figli. C’è sempre tempo per ritornare a scuola e recuperare, ma la salute viene prima di tutto».

 

Cristina Gauri

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