Il migrante che ha pugnalato il militare è arrivato in Italia con un corridoio umanitario

Fathe Mahamad, l’aggressore yemenita che lo scorso martedì ha colpito con delle forbici un militare, Matteo Toia, in stazione centrale a Milano, sarebbe un simpatizzante dello Stato islamico, anche se lui continua a proclamarsi innocente (“Non sono un terrorista.

Sono scappato dallo Yemen perché c’era la guerra”, ha detto ieri il giovane al pm Alberto Nobili). E a dirlo non sono tanto gli indizi raccolti in questi – l’urlo Allah Akbar (esclamazione in uso in tutto il mondo musulmano e che non sempre ha a che fare con il terrorismo), le immagini e i video di guerra trovati nel suo telefonino – quanto l’antiterrorismo tedesco che, lo scorso 8 agosto, aveva allertato le nostre forze di polizia, indicando Mahamad come una persona “con simpatie per lo Stato islamico e che ha partecipato a scontri armati in Yemen”. Lo riporta Il Corriere.

Condivisa l’informazione, il Dipartimento centrale della polizia di prevenzione italiana aveva chiesto a tutte le questure l’obbligo di “comunicare con ogni consentita urgenza elementi informativi di dettaglio”. Ovvero: bisognava segnalare qualsiasi dettaglio sulla presenza e i movimenti di Mahamad in maniera tempestiva, per evitare atti terroristici sul nostro suolo. Eppure – nota Il Corriere – quell’allerta non è mai stata inserita nello Sdi, “l’archivio delle forze di polizia”, impedendo così l’arresto del presunto terrorista. Solamente 12 ore prima dell’attacco, infatti, Mahamad era stato fermato e fotosegnalato, sempre in stazione centrale, dopo che era saltato su una pensilina, pronunciando frasi deliranti e inveendo contro i passanti.

La procura di Milano, però, fa sapere che quella tedesca sarebbe stata una “segnalazione generica e inconsistente”.

Chi è Fathe Mahamad, l’aggressore del militare in stazione centrale
Fathe Mahamad, 23 anni e di origine yemenita. È lui che lo scorso 17 settembre ha provato ad uccidere un militare colpendolo con delle forbici. Dopo esser fuggito dal suo Paese, dove avrebbe combattuto tra le fila dello Stato islamico, il presunto terrorista è fuggito in Libia e da qui sarebbe giunto in Italia. Ma ecco una prima anomalia in questa storia. Mahamad non sarebbe entrato nel nostro Paese con un barcone, ma con un un volo di Stato nel 2017 (Il Giorno) attraverso un corridoio umanitario (Il Corriere). Da Roma, il richiedente asilo si sarebbe poi spostato a Bergamo e da qui in Germania (a Francoforte e a Monaco di Baviera) dove ha condotto, come molti aspiranti jihadisti, una doppia vita (vendeva abiti da donna e, allo stesso tempo) spacciava il khat, un alcaloide devastante.

In Germania Mahamad avrebbe conosciuto persone vicine al terrorismo islamico e ne sarebbe rimasto affascinato. Il 12 luglio di quest’anno Mahamad torna in Italia, vivendo per un po’ in un centro d’accoglienza a Mantova, da dove è scappato perché non riusciva a convivere con gli altri migranti (“parlavano tutti quanti inglese”). Il resto è (tragica) storia.