Gli italiani bocciano Conte: “Non riesce più a convincere i cittadini”

 

Per Giuseppe Conte si mette davvero male: adesso si trova alle strette tra opinione pubblica, alleati di governo e opposizione. Dopo aver ottenuto un buon indice di gradimento e ammirazione da parte dei cittadini nei primi mesi dell’emergenza Coronavirus, ora inizia a perdere colpi e deve fare i conti con un drastico calo dei consensi.

A far tremare il premier è uno studio commissionato a un istituto di ricerca italiano da investitori internazionali che operano nel comparto assicurativo, secondo cui si registra il crollo più consistente da quando si trova alla guida del governo giallorosso: rispetto a dieci giorni fa perde il 3,8% e raggiunge il minimo storico del 40%. Doppia beffa per l’avvocato: a tutto ciò si unisce pure la flessione di ben 4 punti dell’esecutivo, sceso a un misero 32,5%. Appare dunque evidente come i cittadini, che inizialmente si erano stretti attorno alla sua figura, con il passere dei giorni abbiano sempre più paura di essere “abbandonati a loro stessi”.

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Dal sondaggio riservato, elaborato nel fine settimana, emerge che la sua narrazione “non sembra convincere più i cittadini, che nel quotidiano affrontano una realtà diversa da quella che viene loro rappresentata”. Un peso notevole sul giudizio lo ha avuto lo scontro che si è venuto a creare tra potere centrale e amministrazioni locali: la situazione ha dato l’impressione di un processo di “deresponsabilizzazione” che ha innescato “un senso di disorientamento collettivo”. Addirittura, fa notare il Corriere della Sera, gli slogan rassicuranti come “abbiamo riaperto la scuola” hanno generato un effetto boomerang e vengono equiparati al messaggio “abbiamo abolito la povertà”. Che nel nostro Paese si respirasse questo clima non è certamente una novità: lo sanno benissimo all’interno del palazzo. Anche perché i dubbi sulla gestione dell’emergenza si fanno sempre più preoccupanti.

Quel timore: potere ridotto?

Il presidente del Consiglio paga sicuramente la crescita esponenziale dei casi nelle ultime settimane – che denota l’insufficiente preparazione nel fronteggiare la seconda ondata – e il deficit di gestione delle “quattro T” (tamponi, tracciamenti, terapie intensive e trasporto pubblico). Non a caso Zingaretti ha più volte sollecitato Palazzo Chigi a un immediato “cambio di passo” per stabilire una strategia efficace e definire una “catena delle responsabilità” dell’intero sistema. L’ennesima conferenza stampa non ha fatto altro che dare vita al “fuoco amico” nei confronti di chi lo aveva sostenuto fino a quel momento. “Era proprio inevitabile?”, si chiedono gli alleati. Non è andata giù la sparata sul Mes: Conte ha usato parole dure contro il fondo salva-Stati e di conseguenza il suo attacco è risultato “incomprensibile e gratuito”.

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Il suo obiettivo è sembrato quello di collocarsi e difendere la fazione del Movimento 5 Stelle, che pare ancora contraria all’utilizzo dei fondi del Meccanismo europeo di stabilità. Si è così goduto qualche ora di gloria, incassando gli elogi dei grillini e racimolando complimenti da Lega e Fratelli d’Italia. Ma il suo entusiasmo è svanito poco dopo, visto che Zingaretti e Renzi avrebbero prontamente denunciata la “grave responsabilità” che il premier si stava assumendo, chiedendo un “definitivo chiarimento” al termine degli Stati generali dei pentastellati. Adesso Conte trema: ha dovuto fare retromarcia, chiamare gli alleati e accettare la verifica “per il patto di fine legislatura” che avrebbe sicuramente voluto evitare. Perché il suo potere potrebbe essere così via via ridotto.

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