Già venticinque i suicidi per motivi economici

L’angoscia sale, la speranza arretra, vergogna e sofferenza fanno dimenticare il dolore che si infligge a se stessi, ai propri cari, al mondo.

Se in questi mesi di pandemia e di crisi economica sono aumentate le chiamate al Telefono amico, a medici, psicologi, psichiatri e sacerdoti, c’è chi è rimasto travolto.

La vicenda senza lieto fine dell’imprenditore di Napoli non è l’unica. A non vedere l’uscita dal tunnel, che era lì appena dietro una curva, venticinque persone. Ancora ieri a Torino un nomade, pare con problemi psichiatrici, si è buttato nella Dora e un passante ha tentato inutilmente di salvarlo. Parlano da soli i dati dell’Osservatorio suicidi per motivazioni economiche della Link University: da gennaio 42 suicidi e 25 durante le settimane di chiusura, 16 solo ad aprile. Nel 2019, tra marzo e aprile erano stati 14: tantissimi ma in numero molto inferiore rispetto al 2020.

Il fenomeno non è solo italiano. Negli Stati Uniti si teme per 75mila americani ritenuti a rischio di togliersi la vita per l’isolamento e la perdita del lavoro, secondo uno studio di Well Being Trust. Dal martedì nero del 1929 fino alla crisi del 2008, le cronache raccontano di persone che si abbandonano alla disperazione.

In Italia fanno da rete anche il terzo settore e le associazioni. La Federcontribuenti ha diffuso i resoconti di richieste di aiuto. Eccone uno stralcio. Squilla uno dei numeri: «Se la sto importunando chiudo. Sono un piccolo artigiano caduto in una forte depressione che sto nascondendo ai miei familiari. Non so ancora se riaprirò la mia attività oppure se, per la vergogna, togliermi la vita e fermare l’insopportabile disperazione in cui mi trovo che è dolorosissima perché non si ferma mai un istante. Ho parlato anche con altri miei amici imprenditori e la situazione è la medesima». Una storia che si ripete tra crac, soldi che non arrivano, difficoltà nell’accesso al credito.

David Lazzari, presidente nazionale dell’Ordine degli psicologi, inquadra il fenomeno e spiega come intervenire: «Una fase di forte stress come quella favorita dal lockdown o indotta dalle preoccupazioni per le prospettive economiche personali può rappresentare un fattore di complessivo e radicale peggioramento del benessere psicologico». Il rischio è maggiore in alcune categorie: «Penso a chi vive una situazione di solitudine, agli operatori sanitari esposti a una fortissima pressione o a quanti non hanno una situazione lavorativa stabile: disoccupati, precari, professionisti, imprenditori. Le persone più fragili o predisposte possono cadere in una situazione di profondo disagio che in casi estremi arriva a gesti estremi come il suicidio, alcuni casi legati al covid-19 si sono già verificati». Ecco che fare: «È importante non chiudersi in sé stessi, non isolarsi, non minimizzare e rivolgersi subito a un professionista per affrontare il problema. Chi nella propria cerchia di affetti riscontra una situazione di particolare difficoltà deve intervenire per spingere chi sta male a farsi aiutare».