Fornero scatenata: necessario il nuovo piano lacrime e sangue per chi andrà pensione

 

Tagli su tagli. Le pensioni sono sempre più leggere. Elisa Fornero dopo avere firmato nel 2012 una legge lacrime e sangue, non contenta si rimette le forbici in mano e si mostra favorevole a nuovi tagli. Le pensioni di lavoratori che lasceranno il lavoro nei prossimi anni (a partire dal 2022) saranno più basse di quanto era previsto. Si parla, come si legge sul Giornale, di una riduzione lorda dell’assegno futuro che può arrivare a sfiorare il 3% nel 2023. Ma, questo numero, è destinato a lievitare. In pratica ecco come funziona il meccanismo previsto dal sistema pensionistico: i contributi versati vengono rivalutati in base all’andamento dell’economia. Per cui se il Pil è negativo, i contributi invece di rivalutarsi si svalutano e la futura pensione si ridurrà. Rimangono fuori da questo conteggio quelle che sono state già erogate.

Il piano per le nuove pensioni

Un meccanismo che chiaramente penalizza chi dovrà lasciare il lavoro nei prossimi anni. I sindacati hanno capito il trappolone e sono scesi sul piede di guerra. Hanno chiesto al governo di sterilizzare il calcolo dei futuri assegni contributivi dal crollo del prodotto interno lordo di quest’anno. Il governo, ha spiegato a il Messaggero Domenico Proietti, segretario confederale della Uil, deve correggere subito gli effetti negativi che la caduta del Pil ha sulle pensioni future. Se da una parte la rivalutazione del montante contributivo dei futuri pensionati non può essere inferiore all’1%, a seguito delle modifiche del 2015, ha aggiunto Proietti, «è altresì vero che eventuali differenze saranno recuperate negli anni successivi con effetti negativi sul futuro previdenziale dei lavoratori».

Fornero favorevole ai tagli

A schierarsi a favore del meccanismo è l’ex ministro del Lavoro, Elsa Fornero. La professoressa ha commentato all’Ansa: «La rivalutazione negativa dei contributi in caso di calo del Pil non è punitivo, è un criterio di sostenibilità». La Fornero fa sapere che, tecnicamente, se la crescita del Pil è negativa si impoveriscono quelli che lavorano e si impoverisce chi va in pensione. «Nel 2015 un decreto ha previsto che in ogni caso il coefficiente di rivalutazione del montante contributivo come determinato adottando il tasso annuo di capitalizzazione non può essere inferiore a uno (quindi non negativo), ma salvo recupero da effettuare sulle rivalutazioni successive».

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