“FINTA TERAPIA E MAXI COLLETTA TRA I VIP”. CASO PAOLO PALUMBO, AL VIA IL PROCESSO PER TRUFFA

Vanta innumerevoli followers Paolo Palumbo, lo chef e cantante 24enne di Oristano, divenuto, per molti, il simbolo della lotta contro la Sla. Classe 1997, Paolo, appassionato di cucina e di musica, ha scoperto di essere affetto da tale malattia all’età di 17 anni.

Da allora ha iniziato a utilizzare i social per comunicare agli altri com’è possibile vivere una vita “normale”, pur con i deficit che le sclerosi laterale amiotrofica comporta.

Per chi non conoscesse la Sla, essa, com’è riportato sui principali siti medici, conosciuta anche come malattia di Lou Gehrig, è una malattia neurodegenerativa progressiva dell’età adulta, determinata dalla perdita dei motoneuroni spinali, bulbari e corticali, che conduce alla paralisi dei muscoli volontari fino a coinvolgere anche quelli respiratori.

Tornando a Paolo, la sua storia è divenuta in men che non si dica virale, al punto da averlo visto sul palco dell’Ariston, a Sanremo Giovani, con il suo brano “Io sono Paolo”, nato grazie al supporto dell’artista suo concittadino Cristian Pintus, noto con lo pseudonimo di Kumalibre.

In quell’occasione, conobbe, dunque, il conduttore Amadeus e lo scatto d’apertura del mio articolo è proprio risalente alla sua esibizione. Ma non solo, perché, forte della sua popolarità, il 24enne sardo è stato ospite a Le Iene, ha inciso un singolo con Achille Lauro, dal titolo “Quella notte non cadrà”, ha incontrato il Papa. Ed ancora, ha conosciuto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e addirittura Barack Obama. Ora però,  tra le aule del tribunale, è stato chiamato proprio il padre di Paolo, Marco Palumbo. Vediamo insieme perché.

Il 10 novembre, a Nuorosi è aperto il processo a carico di Marco Palumbopadre dello chef oristanese che, assieme all’altro figlio, Rosario, ha promosso raccolte fondi destinate a cure e iniziative benefiche, col dubbio, ora, che si sia trattato di truffe, in quanto, in tanti, hanno il sospetto che la reale destinazione delle cifre sia stata completamente diversa.

Il processo è stato subito rinviato al prossimo 27 gennaio. Secondo l’accusa, in particolare, Marco Palumbo avrebbe (il condizionale è d’obbligo) promosso una raccolta fondi “ingannevole” per curare il il figlio. Gli si contesta la truffa continuata legata ai falsi contatti con il medico israeliano Dimitrios Karoussis, che avrebbe dovuto somministrare a Paolo Palumbo un’innovativa terapia genica dal nome “Brainstorm”.

Un’accusa pesantissima, quella mossa all’uomo, che, inoltre, avrebbe fatto credere al neurologo che aveva in cura il figlio Paolo, Vincenzo Mascia, che il professionista israeliano avesse inserito Paolo in un trattamento sperimentale molto costoso, il cui prezzo si aggirava intorno al milione di euro. Marco, per poter raggiungere la cifra, a suo dire, necessaria per ottenere il farmaco sperimentale,  avrebbe aperto una sottoscrizione e in tanti, facendo leva sulla popolarità che Palumbo ha acquisito nel corso degli anni, parlando della sua malattia, hanno effettuato donazioni anche notevoli, per supportare la sua “giusta causa”. 

Quanto “giusta” sia stata, saranno i giudici a doverlo stabilire in quanto questo articolo non vuol certo sostituirsi a chi sta facendo i dovuti accertamenti per venire a capo dei destinatari e dell’uso di questi soldi ricevuti. Marco Palumbo ha avviato una raccolta fondi sulla famosa piattaforma GoFundMe, con donazioni che giungevano direttamente sulla Postepay a lui intestata, riuscendo ad ottenere ben 150mila euro.

In diversi hanno cominciato a nutrire dubbi sull’utilizzo di quella cifra considerevole, in molti hanno iniziato a muovere accuse, in totale assenza di rendicontazioni. E’ stato allora che la famiglia Palumbo, forse preoccupata di quanto stava accadendo, ha promesso di restituire i soldi elargiti da tutti coloro che hanno supportato la raccolta fondi per aiutare Paolo ad accedere alle cure sperimentali.

Le indagini sono scattate con la denuncia del neurologo Mascia. In un primo momento, gli agenti della Polizia postale di Oristano si sono occupati della storia, mentre in una fase successiva il fascicolo è stato spostato a Nuoro, poiché il conto corrente usato per le donazioni era stato aperto proprio in quella città. Marco Palumbo, difeso  dagli avvocati Gianfranco Siuni e Mario Gusi, deve ora spiegare come si sono svolti i fatti, fornendo la sua verità. Le parti offese che si potrebbero costituire in giudizio sono tante, a iniziare dal neurologo Mascia, che ha fatto scattare le indagini, sino a tutti coloro che hanno sottoscritto la raccolta e che potrebbero essere stati truffatiStaremo a vedere cosa accadrà.