Femminicidio di Pamela Genini, l’ex fidanzato rompe il silenzio: le parole raggelanti

Nell’aria della Valle Imagna, un silenzio innaturale avvolge Sant’Omobono, un piccolo paese dove la vita scorre seguendo i ritmi lenti della provincia.Alle 9 di mercoledì mattina, F. D., un imprenditore edile di 40 anni, è rientrato a casa. Otto ore di interrogatorio serrato in questura gli pesavano addosso, lasciandogli il volto esausto.

È un peso che non lo abbandonerà mai, una macchia sul destino: “Non sono riuscito a salvare Pamela”. Questo, confessa l’uomo, è il fardello più grande che gli resta da portare, e sarà “l’ultimo miglio della mia vita”.Lui e Pamela Genini erano stati fidanzati anni prima, ma la loro amicizia non si era mai spenta.

Si sentivano spesso, l’ultima volta “anche l’altra sera”.Poi, la richiesta che ha squarciato il velo di ogni normalità: un messaggio disperato. Il telefono ha vibrato con l’ultima, straziante implorazione.Pamela implorava l’uomo in Val Brembana di chiamare la polizia: le comunicava che colui che l’ha colpita era appena entrato in casa.Quell’uomo, ora noto come il responsabile dell’aggressione, le aveva promesso più volte,  se lo avesse lasciato: “se mi lasci ti ammazzo”.

E questo è l’unico dettaglio che F. D., con voce tremante, riesce a rivelare di quel “film del macabro” a cui ha assistito impotente a distanza.Avrebbe voluto salvarla, ma il suo aiuto non è arrivato in tempo. Tra le montagne della Valle Imagna e Milano, dove si è consumata l’azione violenta, la distanza era troppa.

Poco fa, l’ex fidanzato di Pamela Genini ha rotto il silenzio e le sue parole sono state a dir poco sconvolgenti. 

L’epilogo, purtroppo, è scritto negli atti. L’azione violenta ha spezzato la vita di Pamela Genini a soli 29 anni.Per l’imprenditore di Sant’Omobono,  ciò che ha fatto è ancora troppo vivido per essere narrato. Ma una cosa la ripete con una lucidità quasi chirurgica: “Gli uomini coraggiosi non ricorrono alla  forza estrema contro le donne”.

Il responsabile del femminicidio è stato identificato come Gianluca Soncin, l’uomo con cui Pamela aveva una relazione definita come “una storia difficile”. Una relazione in cui la 29enne aveva sperato in un cambiamento, salvo poi perdere ogni illusione.Durante la loro amicizia, lei gli aveva raccontato tutto, e lui, l’ex fidanzato e amico fedele, l’aveva sempre sostenuta, senza voltarle mai le spalle.

Il motivo della sua fine, secondo F. D., risiede proprio nella sua natura: Pamela era “molto solare”, ma soprattutto “così buona che è successo quello che è successo”. Una bontà che, nella metafora cruda dell’imprenditore, è come “un’edera che cresce attorno a una pianta e un po’ alla volta la uccide”.

L’uomo, provato dall’interrogatorio, chiede ora che si ponga fine al silenzio. Il suo racconto, nonostante quel morso lche gli attanaglia la gola, è un appello alle istituzioni e a tutte le donne: “Se si vedono certe situazioni bisogna denunciare”.

Ora, Pamela chiede giustizia per sé e per tutte le altre donne intrappolate in situazioni di pericolo. Questa è l’unica risoluzione che può dare un senso al peso lasciato sull’asfalto, un peso che F. D. è costretto a portare.