Espulsioni, Salvini accelera: sono quattro volte gli arrivi

A chi lo contesta in piazza, Matteo Salvini è solito rispondere per le rime.

“Chiedo di andare a controllare i nomi di quella trentina di militanti di sinistra”, ha scherzato ieri durante un comizio a Potenza, dopo che un gruppetto di esagitati gli aveva urlato contro. “Sicuramente saranno disposti ad accogliere i migranti a casa loro… – ha continuato – non limito la generosità di nessuno. Cari compagni, pagate voi, non gli altri”. Da quando è arrivato al Viminale, soo stati sempre questi i suoi obiettivi principali: far rispettare le leggi e tagliare più fondi possibili al business dell’accoglienza che attirava orde di clandestini verso le coste italiane.

La cura di Salvini ha funzionato. I numeri parlano chiaro e non lasciano spazio ai fraintendimenti. Sono percentuali nette che dimostrano come la politica dei porti chiusi, il contrasto senza se e senza ma alle Ong internazionali che operano nel Mar Mediterraneo e il piano per aumentare le espulsioni degli immigrati che non hanno diritto di restare in Italia siano gli ingredienti giusti per liberare il Paese da quella che aveva i contorni (e i numeri) di una vera e propria invasione. Ebbene dall’inizio dell’anno, stando ai dati pubblicati oggi dal ministero dell’Interno, sono sbarcati appena 335 immigrati. Pochissimi se si pensa che nel 2018, nello stesso periodo dell’anno scorso, ne erano arrivati ben 5.945. La proporzione si capovolge se si prendono in considerazione le espulsioni: dal primo gennaio sono stati cacciati dal Belpaese ben 1.354 irregolari. Una strategia vincente, insomma, che ha anche il merito di salvare le vite. Nel primo trimestre del 2019 è stato, infatti, recuperato un solo cadavere in mare. “I dati confermano che passiamo dalle parole ai fatti”, commenta soddisfatto Salvini analizzando le statistiche del Viminale aggiornate alle prime ore di questa mattina.

“Mi viene il dubbio che a sinistra volessero l’immigrazione non perché sono buoni e generosi ma perché era un business da 6 miliardi all’anno”, ha commentato nei giorni scorsi Salvini durante un comizio a Lauria. Le continue proteste a favore dei “porti aperti” sono la dimostrazione che i progressisti non sono disposti a mollare sull’accoglienza e che, in caso di ribaltone alle urne, sarebbero subito pronti a far arrivare i barconi carichi di clandestini. “Spendere milioni per mantenere un esercito di finti profughi non era più possibile”, ha continuato continuato il leader leghista ricordando che va bene “accogliere chi scappa dalla guerra”, mentre non va per niente bene “mantenere a spese dei cittadini chi non scappa dalla guerra e viene qui a delinquere o a non fare nulla”. Da qui la stretta sugli arrivi, che ha portato nel 2019 a “un crollo degli sbarchi del 94,37%”, e l’accelerata alle espulsioni che ora “sono quattro volte gli arrivi”.