ELENA DEL POZZO, FINITI I SOPRALLUOGHI NELLA CASA E NEL TERRENO: COS’HANNO TROVATO

Tanti, troppi dubbi, ruotano attorno all’omicidio della piccola Elena Del Pozzo. La matassa è difficile da sgarbugliare ma l’encomiabile lavoro, svolto finora, dalle forze dell’ordine e dagli inquirenti che si stanno occupando del caso, tra i più efferati degli ultimi tempi, pian piano sta facendo venire a galla la verità.

In tanti, sin dalla confessione della mamma killer di Mascalucia, si sono chiesti cosa avesse spinto la 23enne ad uccidere a coltellate la figlioletta e ad occultarne il corpo. Nel suo lungo interrogatorio ci sono tanti “non ricordo”, tante contraddizioni e, forse, delle forti bugie che stanno rendendo il quadro molto più complesso del previsto.

Gli inquirenti si sono trovati di fronte tanti interrogativi: dove è stata uccisa la piccola? In casa o nel campo incolto dove è stata ritrovata cadavere? La donna è stata aiutata da qualcuno nell’occultamento? Con quale arma l’ha colpita? E’ per questo che la villetta è stata nuovamente sottoposta a sopralluogo, alla ricerca di tracce e indizi che possano portare ad una svolta decisiva nel caso.

Quel che è emerso finora, dall‘esame autoptico, è che la Patti ha inferto più di 11 coltellate alla piccola Elena e che una sola coltellata è stata letale perché ha reciso i vasi arteriosi dell’arteria succlavia ma la morte non è stata immediata. La bambina è deceduta dopo più di un’ora dal pasto che aveva consumato a scuola intorno alle 13.

Gabriele Celesti, legale di Martina Patti, nei giorni scorsi ha anticipato che chiederà una perizia psichiatrica per la sua assistita; per la quale si sono aperte le porte del carcere catanese di Piazza Lanza. La gip ha confermato il fermo per omicidio premeditato e pluriaggravato e occultamento di cadavere. Una decisione presa perché, secondo il giudice Daniela Monaco Crea, l’indagata “è pericolosa socialmente e potrebbe tornare a uccidere, inquinare le prove e fuggire”.

La donna è osservata a vista in carcere per evitare che commetta qualche gesto insano o che le detenute possano aggredirla. Proprio nell’interrogatorio di convalida del fermo, ha ribadito quanto aveva già dichiarato alla procura e ai carabinieri: ” Sì, Elena l’ho uccisa io, da sola nel campo”. Insomma, dice di aver agito da sola e nel luogo in cui è stato ritrovato il cadavere.

E’ per capire se tutto questo è vero, che i Ris dei carabinieri hanno effettuato un sopralluogo accurato all’interno della villetta in cui Martina viveva con la piccola ed ora abbiamo finalmente una certezza: Elena Del Pozzo non è stata uccisa in casa, quindi si può escludere che l’omicidio sia avvenuto nell’abitazione di Mascalucia nel Catanese.

Le tracce ritrovate su un capo d’abbigliamento della 23enne,sequestrato dopo la perquisizione, e in bagno, sarebbero tracce da riporto, ossia il sangue sarebbe stato portato dalla madre dall’esterno.  Il ritrovamento dell’abito coincide con la ricostruzione della Patti, che aveva detto di essere tornata a casa a cambiarsi d’abito e lavarsi, prima di inventare la storia del sequestro  a Tremestieri Etneo, da parte di un commando armato.

Nella casa è stata trovata anche la parte del budino che Martina Patti aveva preparato per Elena e che la piccola non avrebbe finito di mangiare, mentre guardava i cartoni animati al cellulare, per riuscire con la madre a vedere un posto dove lei giocava da bambina e dove la bambina non era mai andata. Elena, incuriosita da quel posto, è caduta nella trappola della morte, trattandosi del campo dove è stata assassinata e sepolta.

Dell’arma del delitto neanche l’ombra. Sabato sera i Ris, per oltre 6 ore, hanno battuto palmo a palmo, avvalendosi di droni, anche il campo dove è stato rinvenuto il cadavere di Elena, senza trovare nulla. Nonostante le vaste ricerche dei carabinieri della Sezione investigazioni scientifiche (Sis) e del comando provinciale di Catania e del Ris di Messina, la caccia al coltello che ha trafitto a morte Elena continua.