Dal prestito in banca ai politici: chi c’è (davvero) dietro la Jonio

 

“Era tutto organizzato”. Nella Lega la linea sulla nave Jonio è univoca: Luca Casarini, il disobbediente del G8 che si è messo a capo della Mare Jonio, ha messo in piedi una operazione politica proprio in concomitanza con il voto in Senato sul caso della Diciotti.

Una tesi prefigurata anche da alcuni report inviati all’intelligence e condivisa dai Cinque Stelle che però si sono mossi per evitare che si replicasse la vicenda della nave della Guardia Costiera bloccata per giorni di fronte al porto etneo, con 177 immigrati a bordo. Dietro questo agguato politico, oltre a Casarini e a Beppe Caccia, c’è il progetto “Mediterranea Saving Humans”. Una organizzazione non governativa finanziata da Banca Etica che nasconde al proprio interno i soliti ultrà dell’accoglienza che in questi mesi infiammano le piazze facendo la guerra a Matteo Salvini.

“Non sappiamo quando – assicura Casarini – ma torneremo in mare insieme a tutti quelli che si riconoscono in un principio di una semplicità straordinaria: prima si salvano le vite umane, poi si discute del resto”. Il punto politico di quanto successo nelle ultime quarant’otto ore resta il tentativo (fallito) dei centri sociali di creare un nuovo scontro alla vigilia del voto al Senato sulla richiesta di autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini sul caso della nave Diciotti. Un vero e proprio agguato che, secondo i dati in possesso del Viminale, sarebbe stato organizzato da tempo per scavalcare il divieto di attracco nei porti italiani emesso l’estate scorsa dal Viminale per fermare le imbarcazioni delle ong che battevano bandiere straniere. Da qui l’idea di Cesarini e Caccia di mettere in mare una nave battente bandiera italiana.

Torniamo dunque all’estate scorsa. Casarini raduna attorno a sé alcuni esponenti dei centri sociali del Veneto che hanno già iniziato a scendere in piazza contro Salvini. “Non personalizziamo… – dice oggi al Corriere della Sera – io qui faccio la mia parte con umiltà, come uno dei tanti”. In realtà, come ricostruisce Repubblica, è lui il capo missione che spinge a costituire una società armatrice per far partire l’agguato al governo. Nasce così la Idra Srl, attorno alla quale si stringono i più intranigenti fan dell’accoglienza, come l’Arci, le ong Ya Basta Bologna, Sea Watch e Open Arms, il centro sociale Esc di Roma e l’associazione “Baobab Experience”. Grazie ai contatti politici con le Giunte di Palermo, Napoli e Milano e con i parlamentari di Sinistra italiana, riescono anche ad ottenere un cospicuo prestito da Banca Etica. Nelle tasce di Casarini e compagni arrivano, quindi, 460mila euro che servono per comprare e ristrutturare un vecchio rimorchiatore. Ovviamente gli antagonisti dei centri sociali non hanno il know how per trasformare la Mare Jonio in una imbarcazione “Search and rescue”. Per questo arrivano alcuni volontari di Sea Watch e Open Arms.

Quello di lunedì scorso è stato il primo intervento in mare. E i sospetti sulle modalità di intervento sono a dir poco sospette. Tanto che in Forza Italia c’è chi li ha accusati di “pirateria”. La stessa Guardia Costiera libica ha fatto sapere che si trovava “a cinque miglia dal gommone in panne”, quando l’imbarcazione della Mediterranea è entrata in azione, e che “era in grado di recuperare in sicurezza tutte le persone a bordo”. “L’intervento della nave della Mediterranea non era necessario ed è stato pretestuoso”, ha spiegato all’Agi il portavoce Ayoub Qassem accusando i “soccorritori” italiani di aver ostacolato le operazioni di salvataggio per “interessi certamente non umanitari”. Ieri sera i pm di Agrigento hanno aperto un fascicolo. L’accusa è di favoreggiamento all’immigrazione clandestina. Ma non hanno iscritto ancora alcun nome. “Svegliatevi togati – commenta il senatore Maurizio Gasparri – invece di mandare documenti con consigli sbagliati al Parlamento, fate il vostro dovere. Contribuite a difendere la sicurezza e la legalità in Italia”.

 

Fonte: http://www.ilgiornale.it/