Covid, un dossier spaventa l’Italia: 650mila migranti pronti a partire

 

Non sarà il Covid a fermare i migranti né la tratta di clandestini ad opera dei trafficanti di esseri umani. Anzi. L’Italia dovrà fare qualcosa in più se non vuole trovarsi di nuovo terra d’approdo di tutti gli immigrati.

Il quadro è tragico: nonostante la pandemia e la chiusura delle frontiere marittime e terrestri, gli arrivi da gennaio ad aprile sono aumentati in maniera esponenziale rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso; in Libia ci sono 650mila immigrati pronti a prendere la via del mare; ed è probabile che la crisi economica post coronavirus spinga altri stranieri, bloccati lì dove sono in atto situazioni di conflitto interno o di estrema povertà, a cercare fortuna in Europa. Passando dalla porta italiana.

È quanto emerge da un documento delle Nazioni Unite, dipartimento Office on drugs and crime, relativo agli effetti del Covid-19 sul traffico dei migranti e la tratta di esseri umani. “La crisi globale provocata dalla pandemia non ha precedenti ed è difficile prevederne l’impatto sulla tratta di persone e il traffico di migranti”, scrivono gli esperti. Ma è possibile fare delle osservazioni. Gli effetti della pandemia sembrano essere due: il primo, di breve periodo, è già in atto e dice che gli arrivi in Italia dal Nord Africa non sono diminuiti durante i primi mesi del 2020; il secondo, di medio termine, riguarda le conseguenze economiche del lungo lockdown che potrebbero aumentare il numero di stranieri in viaggio alla ricerca di un impiego.

In questo contesto piuttosto incerto, l’Italia gioca il ruolo del vaso di coccio. Dall’inizio della pandemia, infatti, mentre la rotta del Mediterraneo orientale ha subito un “forte calo” e quella occidentale “non presenta significativi cambiamenti”, la fetta di Mare Nostrum centrale sta vivendo invece una rinnovata attrazione per i flussi irregolari. Se da una parte la via che dalla Turchia porta alla Grecia risulta meno attrattiva grazie anche alle “misure di contenimento” prodotte dagli accordi tra Bruxelles e Ankara, dall’altra si registra “un incremento significativo” delle partenze dalla Libia verso l’Italia. Certo il motivo ruota attorno la guerra tra Al Serraj e Haftar, ma anche il virus avrà un suo ruolo. I numeri non mentono: da gennaio, nel Belpaese sono approdate 3.366 persone contro le 667 dello stesso periodo dell’anno scorso. Molte delle quali anche nel periodo di lockdown. “Questo suggerisce – si legge nel rapporto – che le restrizioni sui viaggi e sui movimenti causati da Covid-19 non stanno fermando il movimento di persone in fuga da conflitti, violenza e condizioni pericolose e disumane (come attualmente sperimentato da molti rifugiati e migranti in Libia), che generalmente non hanno altra scelta che usare i traffici di migranti”.

I trafficanti offrono passaggi verso Pozzallo, Trapani, Messina, Lampedusa e Taranto. Senza sosta. Il modus operandi è sempre lo stesso: i faccendieri reclutano le vittime mediante il pagamento di una quota, una sorta di parcella per il servizio offerto, con la promessa di una vita migliore. Ma, una volta giunti a destinazione, li abbandonano al proprio destino. “Le informazioni provenienti dalla Libia, dove attualmente sono registrati circa 650mila migranti e rifugiati, suggeriscono che la crisi della sanità pubblica COVID-19 non ha scoraggiato le persone dal tentativo di raggiungere l’Europa”. Nonostante infatti sia il governo italiano che quelli libico abbiano dichiarato i propri porti “non sicuri” a causa della pandemia, negando quindi l’approdo alle navi straniere impegnate in operazioni Sar, il flusso non si è fermato. Soltanto durante le prime due settimane di aprile, l’Organizzazione Mondiale per le Immigrazioni (OIM) ha riferito che 800, tra rifugiati e immigrati, sono stati salvati al largo della costa libica in quattro diverse operazioni. Un dato decisamente allarmante. E ora che le maglie torneranno a riaprirsi, il rischio è che una marea umana si riversi sulle nostre coste.

L’incognita più grande riguarda gli effetti a medio e lungo termine della pandemia. “Le future recessioni economiche avranno probabilmente un impatto in termini di movimenti di esseri umani diretti verso i paesi più ricchi”, si legge nel rapporto. La povertà e la disoccupazione, infatti, sono i due parametri che incidono in modo significativo sull’andamento dei flussi migratori, specie per quelli illegali. Una ghiotta opportunità per i trafficanti, pronti a lucrare sulla pelle di chi è in cerca di fortuna fuori dai confini del proprio paese d’origine. Anche se storicamente le rotte per raggiungere l’Italia (via terra e via mare) sono attraversate soprattutto da stranieri alla ricerca di asilo, i dati sulle richieste di protezione internazionale dimostrano che la maggior parte di loro non ottiene un permesso di soggiorno ed è dunque classificabile come migrante economico. Non è da escludere, dunque, che sia la frontiera di Trieste – come già sta avvenendo – che quella a Sud, vengano presto riprese d’assalto dagli immigrati bloccati in Libia o lungo la rotta balcanica. Facendo ripiombare l’Italia nell’incubo dei flussi incontrollati.

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