Covid ha bloccato gli ospedali: “Rischiamo più morti che per il virus”

Sono i medici adesso a lanciare l’allarme, perché la Sanità italiana rischia di collassare per colpa dell’emergenza coronavirus.

E quello che può accadere preoccupa non poco i camici bianchi. Da quando tutto è cominciato, gli ospedali hanno dato la priorità ai malati di Covid-19, tralasciando in un certo senso gli altri. O meglio, fino a questo momento sono circa 500mila le operazioni chirurgiche, e 12 milioni gli esami radiologici che sono stati annullati. Che dovranno però essere recuperati con la ripartenza, andando a creare ingorghi nelle strutture ospedaliere che da poche settimane hanno ricominciato a respirare. I medici hanno quindi lanciato l’allarme. Secondo loro infatti ritardando diagnosi e cure si rischia di fare molti più morti che per il coronavirus. Ci vorranno mesi, se non un anno, per poter tornare alla normalità, anche facendo gli straordinari.

L’allarme dei medici

A Repubblica, Pierluigi Marini, presidente dell’Associazione chirurghi ospedalieri italiani (Acoi) e primario al San Camillo di Roma, ha spiegato che questa “è una situazione mai affrontata prima. Con la chiusura delle sale operatorie, con gli ospedali, almeno all’ inizio, non attrezzati a percorsi Covid o completamente occupati dall’ emergenza del virus, il nostro lavoro si è interrotto quasi del tutto”. Per tre mesi infatti medici e operatori sanitari hanno fatto straordinari e lavorato giorno e notte per salvare tutti i positivi al coronavirus che arrivavano in ospedale, molti dei quali in gravissime condizioni. In quel periodo molti appuntamenti prenotati in precedenza sono stati cancellati, altri annullati direttamente dai pazienti per timore di recarsi in ospedale e rischiare di contrarre il vurus. Adesso però sono 3 milioni le persone che necessitano del cardiologo e 12 milioni quelle che devono fare un esame radiologico. La prossima sarà quindi un’estate di super lavoro per tutti i dipendenti della sanità. Secondo le stime sarebbero saltati ben 600mila interventi chirurgici, tra i quali almeno 50mila oncologici. E sono questi a preoccupare notevolmente. Tenendo conto che in Italia ci sono circa 1000 nuovi casi di tumore ogni giorno.

Sarà dura tornare alla normalità

Marini ha inoltre aggiunto: “Dobbiamo tentare il recupero. Ma se anche lavorassimo il 20% più di prima, impiegheremmo 11 mesi a raggiungere una cifra di interventi accettabile, che colmerebbe il divario che si è creato. Non è fattibile. Le conseguenze di questo accumulo sono spaventose”. Preoccupa soprattutto il fermo degli screening oncologici. Come stimato dal centro studi Nomisma di Bologna, a settembre potranno esserci anche 4 milioni di screening da dover effettuare, in soli tre mesi. Anche gli interventi chirurgici hanno avuto un brusco fermo, tra marzo e aprile sarebbero state cancellate 410mila operazioni. Che salgono a 500mila se si contano quelle contro il cancro.

Maria Cristina Perrelli Branca e Paola Piccioni, analiste di Nomisma, hanno spiegato che “per un intervento programmato di bypass coronarico o di angioplastica coronarica, dove l’ attesa media nazionale si aggira intorno ai 20-25 giorni, i tempi potranno raggiungere i 4 mesi, mentre per un impianto di protesi d’anca l’attesa potrà raddoppiare superando i sei mesi”. E chi meglio dei medici che hanno vissuto l’emergenza può sapere gli effetti devastanti che la chiusura ha prodotto? Ciro Indolfi, presidente della Società italiana di cardiologia, ha sottolineato che il numero di ricoveri di pazienti con infarto miocardico rispetto all’anno scorso si è dimezzato. Con mortalità triplicata per chi è stato ricoverato.