CORONAVIRUS, L’EFFETTO DELLA QUARTA DOSE SU OMICRON 5: ECCO COSA HANNO SCOPERTO

La variante Omicron 5, a causa della sua altissima contagiosità, sta destando forte preoccupazione. Ad aggiornarci su quanto sta accadendo sono i bollettini in cui è evidente che sempre più persone stanno risultando positive all’effettuazione del tampone.

Una variante che non teme il caldo e che galoppa, con il picco previsto attorno a metà luglio. Si presenta con sintomi diversi rispetto a quelli delle precedenti varianti ma comunque invalidanti.

Febbre, raffreddore, naso che cola, tosse, prurito e dolore alla gola, dolori osteoarticolari, nausea e disturbi intestinali, carenza d’appetito, spossatezza, sudorazione notturna, dolore alla gambe nei piccoli, sono i sintomi principali della Omicron 5 che sta mettendo ko molti italiani.

Logico che una situazione del genere va tenuta sotto controllo e come sempre si valuta la possibilità di una quarta dose, dato che la campagna vaccinale ha salvato molte vite.

Tanti gli esperti che stanno esprimendo la loro opinione a riguardo, così come gli studi che si stanno svolgendo per tentar di capire in quale modo contrastare l’avanzata del virus.

Di recente sono stati pubblicati su The New England Journal of Medicine i risultati dello studio intitolato: Protection by a Fourth Dose of BNT162b2 against Omicron in Israel. Lo studio in questione, utilizzando i dati provenienti dal database nazionale del Ministero della Salute israeliano, ha valutato l’efficacia della quarta dose rispetto a quella della terza dose contro l’infezione confermata da SARS-CoV2 e la forma grave di COVID-19 nella popolazione israeliana di età ≥60 anni.

L’Israele, lo ricordo, è il pioniere nella campagna vaccinale contro il Coronavirus. E’ stato infatti il primo al mondo ad autorizzare l’inoculazione di un secondo richiamo o booster (la quarta dose) in specifiche fasce della popolazione, quelle maggiormente esposte al rischio di infezione e COVID-19 severa: i cittadini con età uguale o superiore ai 60 anni, gli operatori sanitari e i soggetti fragili con sistema immunitario compromesso. Questo, ovviamente, per contrastare l’ondata di variante Omicron (B.1.1.529)

Lo studio è stato condotto tra il 10 gennaio 2022 e il 2 marzo 2022. In esso i gruppi che avevano ricevuto 4 dosi sono stati confrontati con 2 gruppi di controllo: 1) soggetti eleggibili per la quarta dose ma che non l’avevano ancora ricevuta (gruppo a tre dosi), 2) persone che avevano ricevuto la quarta dose da 3 a 7 giorni prima (gruppo di controllo interno).

In totale, lo studio ha avuto una portata impressionante, coinvolgendo 1.252.331 soggetti. Dai risultati dello studio relativi alla protezione conferita dalla quarta dose, emerge che il tasso non aggiustato di infezione confermata risultava di 177 casi ogni 100.000 giorni-persona nel gruppo di soggetti a cui era stata somministrata la quarta dose, 361 casi ogni 100.000 giorni-persona nel gruppo a tre dosi e 388 casi ogni 100.000 giorni-persona nel gruppo di controllo interno.

I risultati dello studio hanno dimostrato l’efficacia della quarta dose di vaccino contro la forma grave di COVID-19 causata dalla variante Omicron, rispetto all’efficacia della terza dose somministrata da oltre 4 mesi. Per l’infezione confermata, invece, la quarta dose sembrava fornire solo una protezione a breve termine e un modesto beneficio assoluto. La protezione contro il ricovero ospedaliero conferita dalla terza dose, somministrata da più di 3 mesi, risultava sostanzialmente inferiore contro la variante Omicron rispetto alla variante Delta e che la quarta dose sembrava aumentare la protezione contro le forme gravi di COVID-19.