Conte fa infuriare pure le forze armate: “Il governo ci taglia i fondi”. “Mezzi e risorse insufficienti”

 

Di Chiara Giannini – Soldi insufficienti per la Difesa, ma ai militari viene chiesto un impegno importante sia per l’emergenza Covid, sin dal primo momento del lockdown della scorsa primavera, sia per la futura distribuzione dei vaccini. È stato il generale Enzo Vecciarelli, Capo di Stato Maggiore delle Forze armate, a puntualizzare nei giorni scorsi in Commissione Difesa alla Camera come «l’insufficienza delle risorse complessivamente assegnate alla Difesa determina uno sbilanciamento nella ripartizione della spesa a detrimento di settori funzionali all’operatività».

A breve dovrà partire il piano, non ancora pronto, per la distribuzione dei vaccini contro il Covid-19 e i militari saranno impiegati sia per lo stoccaggio delle dosi nelle caserme che saranno messe a disposizione, sia per il trasporto delle stesse che, probabilmente, attraverso la Sanità militare, per il trattamento dei pazienti selezionati con il nuovo farmaco.

Ma come si può pensare di continuare a chiedere sacrifici così grandi alle divise se poi i fondi a disposizione e del comparto sono sempre meno?

«Considerato l’attuale preoccupante scenario geopolitico – ha spiegato Vecciarelli – che è profondamente diverso da quello del passato, il problema di riforma in parola appare non più procrastinabile. Oggi, infatti, ci si deve confrontare con i nuovi domini di impiego dello strumento militare, tra cui la pandemia». «Nell’ultimo decennio sono aumentati i livelli di pressione sul personale militare e civile – ha proseguito il Capo di Stato Maggiore – che ci invitano a riflettere circa l’urgenza di aggiornamento per attualizzare il perimetro agli effetti della legge 244 del 2012 e del discendente modello a 150mila unità».

Durante il Consiglio supremo di Difesa del 27 ottobre, Vecciarelli spiega di aver «ricevuto mandato di fare una verifica della legge 244 al fine di individuare eventuali correttivi in relazione al mutato contesto di riferimento. Questa attività di revisione – ha detto poi – non potrà comunque prescindere dai finanziamenti che potranno essere allocati avendo ben a mente l’esigenza di mantenere il corretto equilibrio tra le tre componenti del bilancio Difesa: il personale, la funzione esercizio e la funzione investimento». Insomma, ok a una revisione dello strumento militare, ma senza fondi non si va da nessuna parte. Peraltro, in un periodo di così grande difficoltà economica, il ministero della Difesa va a rinnovare il contributo alle associazioni combattentistiche e d’arma, tra cui spiccano però fondi all’Anpi che in più occasioni ha attaccato i militari (vedi il caso della contestazione al monumento della Folgore a Nemi o il ben più noto degli insulti del 25 aprile). L’associazione partigiani avrà 97mila euro, ma sono previsti fondi (30mila euro) anche per l’associazione italiana combattenti antifascisti di Spagna.

«Nel 2018 – spiega il deputato di Fratelli d’Italia Salvatore Deidda – FdI richiese che venissero premiate solo le associazioni attinenti alla Difesa, mentre nella lista compaiono associazioni antifasciste che fanno attività politica e a cui si danno più soldi rispetto a quelli di chi ne ha diritto. In tempi in cui si tagliano fondi ai militari, a breve impegnati anche per la distribuzione dei vaccini, è necessaria una serie riflessione».

D’altronde, il Capo di Stato Maggiore della Difesa ha specificato anche come «a fronte dell’attuale minaccia alla sicurezza globale e dell’incremento di crisi e conflitti, lo stato di salute dello strumento militare e il livello di prontezza, efficienza e interoperabilità, presentano oggi significative criticità generali con riflessi sull’efficacia complessiva: si tratta di problematiche organizzative, di disponibilità di personale, ma soprattutto di inadeguatezza dei mezzi e dei sistemi a disposizione».

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