Conte alza gli stipendi: quanto guadagnano ora i dirigenti di Palazzo Chigi

I drastici effetti economici provocati dall’emergenza Coronavirus sono purtroppo sotto gli occhi di tutti, tra attività chiuse e infinite difficoltà nella ripartenza.

Il governo non sempre si è dimostrato concretamente al fianco di chi è stato maggiormente colpito in questi mesi. L’auspicio è che con l’arrivo dei soldi del Recovery Fund si possa fornire il giusto carburante per il rilancio del nostro Paese, ma a una settimana dal vertice dei leader previsto a Bruxelles per giovedì e venerdì prossimi è andato in scena uno scontro totale tra il Parlamento europeo e il Consiglio sul Bilancio pluriennale della Ue e il Recovery Fund, che potrebbero restare così bloccati. Come se non bastasse, mentre l’Italia è ancora in ginocchio, i dirigenti di palazzo Chigi sono pronti a brindare. Magari, rispettando le nuove limitazioni sul distanziamento nelle case e sull’obbligo di indossare la mascherina, si potrebbe organizzare una grande festa.

Eh sì, perché per loro sarebbe previsto un bell’aumento in busta paga. Chi se ne frega se gli italiani ogni giorno devono fare i conti con le realtà più tristi e sgradevoli. Tanto le loro buste paga si preparano a essere rimpolpate. Come riportato dall’edizione odierna di Libero, il nuovo contratto proposto dall’Aran arriverebbe a garantire fino a 1.126 euro lordi in più al mese. In tal modo i dirigenti di seconda fascia della Presidenza del consiglio, destinatari della somma prevista dall’agenzia che rappresenta lo Stato nella contrattazione con i sindacati del pubblico impiego, giungerebbero a una simile cifra addizionando le diverse voci (aumento generalizzato, incremento per ridurre il divario dai loro colleghi di prima fascia, fondo legato al risultato).

“Un giusto ricompenso”
Anche gli altri dirigenti di palazzo Chigi sono pronti a esultare: nella peggiore delle ipotesi potrebbero sommare 331,80 euro di aumento ai 136,80 euro della retribuzione di risultato, arrivando così ad avere una busta paga più pesante di 468,6 euro. Mica male. Alt, però. Non è mica finita qui: questi sono solamente i numeri portati al tavolo dall’Aran, cioè la “parte datoriale”, che durante il confronto con i sindacati potrebbero addirittura lievitare. Alla faccia della lotta alla casta (con la poltrona degli altri) portata avanti dai grillini fino al 4 marzo 2018. Chi sa se organizzeranno quelle stesse mobilitazioni nazionali che erano soliti promuovere quando al governo vi erano gli altri.

L’8 ottobre sul sito dell’Unadis è apparso un comunicato mediante cui è stato annunciato l’avvio delle trattative per il rinnovo del contratto dei circa 300 dirigenti della Presidenza del consiglio dei ministri: stando ai numeri calcolati nell’anno 2015, si tratterebbe di 101 afferenti alla prima fascia e 169 di seconda fascia. La trattativa si è riaperta dopo dieci anni di blocco. Per l’Unione nazionale dei dirigenti dello Stato si tratta di un momento “molto importante, nonostante il ritardo con cui si è arrivati, per dare il giusto riconoscimento, economico e giuridico, ai dirigenti di Presidenza, impegnati in settori cruciali per il nostro Paese”. L’Unadis, insieme a Cgil e Cisl, ha chiesto di arrivare a un accordo in tempi celeri, ragionevolmente entro la fine del 2020. I fondi per il rinnovo, nello specifico per la riduzione della forbice tra prima e seconda fascia, erano stati stanziati con la legge di Bilancio dello scorso anno.