Clandestini, colf e braccianti: ecco cosa prevede la sanatoria

“Abbiamo trovato una sintesi“. Così, il ministro dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, annuncia l’accordo sulla regolarizzazione dei lavoratori in nero e dei migranti, impiegati nel settore domestico e agricolo. Ci sarà anche questo punto, tra quelli del dl Rilancio da 55 miliardi di euro, che dovrebbe essere discusso oggi in Consiglio dei ministri: “Tutti i nodi sono stati sciolti ed è in corso la predisposizione del testo finale del decreto Rilancio, che recepisce tutte le modifiche tecniche concordate al pre-consiglio“, ha annunciato ieri il Ministero dell’Economia.

Si discuteva da giorni sulla sanatoria, che ha spaccato anche la maggioranza, e ora il provvedimento è inserito nella bozza del decreto. Ma ecco che cosa prevede.

Chi riguarda la sanatoria

Abbiamo lavorato per mettere a punto un’ipotesi di intervento normativo che consenta la possibilità di concludere un contratto di lavoro subordinato per chi è impiegato o lo è stato in modo irregolare nella filiera agricola, della cura alla persona e del lavoro domestico“. Così, il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ha spiegato l’ipotesi del governo, rispondendo al question time in Senato, durante un’interrogazione sulle prospettive a una riforma della norma sui migranti in Italia. In questo modo, ha sottolineato, verrebbero riportati “a una condizione di legalità quei lavoratori che di fatto sono impiegati nei campi come braccianti e nelle nostre case come colf e badanti“.

E la conferma è arrivata dal ministro dell’Economia, Roberto Gualteri che, intervistato dal Tg5, ha dichiarato: “Ci sarà la regolarizzazione di colf, badanti e lavoratori agricoli che è necessaria e giusta perché c’è carenza di manodopera e aiuterà anche a far emergere lavoro nero“. La misura, quindi, riguarderà i lavoratori in nero che, secondo quanto riporta la bozza, pubblicata anche da Internazionale, sono impiegati nei settori di “agricoltura, allevamento e zootecnica, pesca e acquacoltura, assistenza alle persone affette da patologie o disabilità che ne limitino l’autosufficiennza, lavoro domestico“.

Secondo quanto si legge nella bozza resa nota da Agi due giorni fa, la proposta prevede due soluzioni. Da un lato, sono i datori di lavoro a poter far emergere i lavoratori in nero di italiani o stranieri fotosegnalati in Italia prima dell’8 marzo. In questo caso, secondo quanto riporta il Sole24ore, sembra che vada presentata richiesta tra il primo giugno e il 15 luglio, pagando 400 euro a lavoratore. Dall’altro lato, i lavoratori stranieri con un permesso di soggiorno scaduto potranno chiederne uno temporaneo per cercare lavoro. In questo caso, il contributo ammonterebbe a 160 euro.

Quanto tempo dura il permesso

Il Movimento 5 Stelle, chiedeva inizialmente permessi di un mese per i migranti, da accordare solamente ai braccianti. Ma durante il confronto di ieri sera, le carte in tavola sono cambiate. “Il permesso sarà legato alla durata del contratto“, ha specificato il ministro Bellanova ma, secondo fonti sentite da AdnKronos, la durata dei permessi sarà di sei mesi.

I requisiti

Per ottenere il permesso temporaneo, però, saranno necessari dei requisiti. Il lavoratore “invisibile” infatti dovrà presentare un documento che attesta di aver già lavorato in Italia: “Permessi temporanei solo a chi ha già avuto un contratto di lavoro nel 2019“, ha spiegato il sottosegretario all’Interno, Carlo Sibilia. Per ottenere il permesso, quindi, i lavoratori dovranno presentare un regolare contratto stipulato nel 2019 e, stando alle indiscrezioni, sarebbe proprio questo il punto che ha trovato d’accordo i 5 Stelle. “Si può dare disponibilità ad essere avviati al lavoro- ha precisato Bellanova- si fa domanda, l’Ispettorato accerta che hanno lavorato in precedenza nel nostro Paese, hanno cioè un permesso scaduto e non rinnovato, e questo viene trasformato in un permesso di soggiorno per lavoro di sei mesi“.

Niente sanatoria, ma solo buonsenso“, a detta di 5 Stelle e Italia Viva, protagonisti dell’accordo sulla regolarizzazione dei migranti. Sibilia spiega che “abbiamo prima di tutto scongiurato qualsiasi sospensione e relativa estinzione per i reati di favoreggiamento immigrazione, sfruttamento e caporalato”. Inoltre, “chiunque voglia ottenere un permesso per ricerca di lavoro deve presentare un regolare contratto di lavoro stipulato nel 2019“. Queste modifiche hanno l’obiettivo di rispondere all’esigenza di mano d’opera in alcuni settori, fortemente provati dalla crisi sanitaria.

Potrebbero essere 600mila le persone che verranno regolarizzate dal provvedimento contenuto nel dl Rilancio. Il ministro Bellanova, infatti, aveva spiegato, nel corso di un’informatica alle Camere, che gli irregolari in Italia “sono circa 600mila e vivono in insediamenti informali, sottopagati e sfruttati spesso in modo inumano”. Tra questi, come riportava il Corriere della Sera, 500mila sarebbero stranieri.

Gli esclusi

Nella bozza si legge che la richiesta del permesso di soggiorno verrà rigettata se il datore di lavoro ha subito condanne per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina negli ultimi 5 anni o per “reati diretti al reclutamento di persone da destinare alla prostituzione o allo sfruttamento della prostituzione o di minori da impiegare in attività illecite“. Costituirebbe causa di rigetto dell’istanza anche “la mancata sottoscrizione, da parte del datore di lavoro, del contratto di soggiorno presso lo sportello unico per l’immigrazione ovvero la successiva mancata assunzione del lavoratore straniero“, a seguito delle procedure effettuare per far emergere lavoro irregolare o per permettere ai cittadini stranieri di lavorare in Italia.

Rimangono esclusi dalla sanatoria “i cittadini stranieri nei confronti dei quali sia stato emesso un provvedimento di espulsione” o che “risultino segnalati, anche in base ad accordi o convenzioni internazionali in vigore per l’Italia“. Fuori anche chi è considerato “una minaccia per l’ordine pubblico o la sicurezza dello Stato“.

“Fermeremo la sanatoria”

L’annuncio dell’accordo sulla regolarizzazione di migranti e lavoratori in nero ha scatenato le proteste. “Invece di assicurare un lavoro ai milioni di italiani disoccupati e ai tanti immigrati regolari e perbene presenti in Italia, il Governo pensa a una maxi sanatoria per migliaia di clandestini– ha tuonato il leader della Lega, Matteo Salvini- Neanche un euro per cassintegrati, Partite Iva e commercianti, ma soldi e contratti per gli irregolari“. E promette: “Faremo tutto quello che la Democrazia permette per evitare questa ennesima vergogna“. Parole dure anche dal senatore del Carroccio, Stefano Candiani, che ha commentato: “Questo governo e questo ministro mancano di rispetto agli italiani con la loro visione ideologica dell’agricoltura”, ha detto. Poi ha ribadito: “La Lega, però, impedirà questa vergognosa furia ideologica: faremo tutto quanto democraticamente in nostro possesso per fermare questo scellerato progetto, raccoglieremo le firme, se necessario, per promuovere un referendum e costringerli alle urne, dove gli italiani li puniranno severamente“.

Proteste anche da parte del capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida, che in aula ha affermato: “Col favore della notte, mentre gli italiani si aspettavano che qualcuno lavorasse per loro per rilanciare la nostra economia e per sostenere imprese e famiglie, il governo guidato da Conte sta regolarizzando centinaia di migliaia di immigrati. Questa è la risposta di questo governo alla crisi economica prodotta dal Covid”. E ha concluso: “Fratelli d’Italia farà di tutto per fermarli“.

Insoddisfatto dell’intesa raggiunta da 5 Stelle e Pd anche il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, che a Radio Anch’io ha commentato: “Non ci convince perché non è risolutiva dei problemi del mondo agricolo”. Uno degli ostacoli è legato ai tempi, “che non combaciano con quelli delle imprese”. Infatti, secondo Prandini, questa regolarizzazione “inizierà ad avere i suoi effetti non prima di settembre, ma abbiamo già perso aprile” e le imprese hanno esigenze immediate. Per questo, viene rilanciata l’ipotesi dei voucher. Inoltre, nelle aziende agricole servono “lavoratori qualificati, soprattutto nel settore ortofrutticolo: quella che arrivava in passato dall’estero era manodopera formata per le esigenze delle nostre imprese, per questo è importante attivare ‘corridoi verdi’”.