Cina, condanna a morte per banchiere truffatore
Il salvataggio da parte di Pechino della Hengfeng Bank, cioè una delle medie banche cinesi che lo Stato ha dovuto salvare dal capitombolo, è costato carissimo a uno degli ex presidenti dell’istituto.
Il signor Jiang Xiyun è stato infatti condannato a morte dal tribunale, pur con una “grazia” temporanea di due anni, per aver contribuito ad affossare la banca con una gestione scellerata e per aver incassato illecitamente tangenti per un valore complessivo di oltre 100 milioni di dollari.
Secondo quanto riferito da Bloomberg, Jiang è stato accusato (e ritenuto colpevole) di aver spostato 754 milioni di yuan – ovvero circa 108 milioni di dollari – in azioni della Hengfeng sui suoi conti personali. L’illecito sarebbe avvenuto nel periodo compreso tra il 2008 e il 2013. Sempre nello stesso lasso di tempo, l’ex banchiere avrebbe intascato, con la complicità di un altro manager della Hengfeng Bank, 60 milioni di yuan sotto forma di mazzette e ordinato di distruggere i documenti riguardanti 600 milioni di yuan di transazioni
Tornando al signor Jiang, la formula con la quale è stato punito il dirigente comprende il cosiddetto “periodo di grazia”. Questo significa che l’ex presidente finirà in carcere per due anni, alla scadenza dei quali, in caso di buona condotta, potrebbe non essere condannato a morte. In altre parole, la condanna a morte può trasformarsi in una “semplice” condanna a vita.
Le sofferenze del sistema bancario cinese
La Hengfeng Bank è solo una delle ultime banche regionali che hanno richiesto l’intervento del governo cinese. L’istituto ha venduto 14 miliardi di dollari di azioni a un gruppo di investitori comprendente una filiale del fondo sovrano cinese e una società di asset management di proprietà statale. Per l’esattezza, la banca citata è la terza che dallo scorso maggio ha ricevuto l’assistenza del potere centrale dopo la Baoshang Bank Co. Ltd e la Bank of Jinzhou Co. Ltd.
Il sistema bancario cinese sta attraversando un momento delicato. Il metodo di finanziamento adottato dalla maggior parte degli istituti medio-piccoli del Paese si basa per lo più su un eccessivo lassismo di fronte all’erogazione dei crediti inesigibili. Questo cosa comporta? Che alla fine le banche restano senza liquidità, vanno in sofferenza e l’intero meccanismo bancario si inceppa.
Tra gli indebitati governi locali (quindi lo Stato) e le banche c’è un rapporto molto stretto, tanto che le amministrazioni da sempre attingono a piene mani ai generosi prestiti concessi loro dalle stesse banche. Qual è il problema? Che quasi nessuno è poi in grado di ricoprire i debiti sempre più grandi.