Par condicio, Giletti attacca Meloni: “Vuole monopolizzare l’informazione”

Il giornalista e conduttore tv, Massimo Giletti, attacca la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Secondo lui la premier ha “una visione arcaica” delle regole della par condicio. Perché lasciano di fatto più spazio al governo. E perché i politici pensano al monopolio dell’informazione e non al dibattito. Una dura critica all’esecutivo.

Idea assurda

“Pensavo che il nuovo che ci governa oggi facesse un passo avanti e invece continua a fare varianti sull’eredità di un mondo finito. Oggi ci sono i social, perché lì non si mettono regole? Invece vai a irreggimentare in modo ulteriormente folle la tv, mi pare assurdo”.

“Mi stupisce perché Meloni, che reputo una donna intelligente e di grande capacità, è stata eletta senza avere manco mezzo usciere in Rai. Senza un esponente nel Cda. Le idee non si pesano al minuto, non siamo al mercato, se sono buone la gente le diffonde, non sta a vedere il minutaggio”.

“Quello che conta è il sentimento popolare del momento. Proprio da lei, da chi ha subito l’ostracismo, non mi aspetto che dia un valore così estremo alla par condicio, è una visione arcaica”.

Mi porta indietro negli anni, al liceo a Torino, quando prendevo il tram e c’era scritto ‘non parlare al conducente’. È questo che vogliono fare Un’ideologia tranviaria, dove quello che conta è non disturbare il manovratore. Non mi apparterrà mai, io sono un eretico della tv, un disturbatore”.

“Par condicio patologia italiana”

“Penso che in realtà la par condicio codifichi una patologia degli italiani. La divisione in guelfi e ghibellini, senza vie di mezzo. Ma è un paradosso: mettiamo che Lorena Bianchetti dentro A sua immagine parli del quinto comandamento, non uccidere, allora deve invitare anche un serial killer?”

“Tra un po’ arriveranno a fare l’esame del sangue ai giornalisti per capire bene di che area sono. L’imparzialità non è assenza di pensiero. Berlusconi ha vinto con Santoro che gli sparava contro e faceva il 30% ogni giovedì. Hanno il mito della tv che decide, ma non è così”.