Camaiore, donne italiane se la spassavano con gli immigrati nel centro d’accoglienza

Il sito di gossip Dagospia ha intitolato “Camaiore in calore”, con il suo solito stile urticante. C’è chi griderà scandalizzato alla “fake news”, alla bufala che corre in rete, ma resta il fatto che la vicenda boccaccesca della città toscana ha trovato dei riscontri persino istituzionali, tra le forze dell’ordine. Qualcosa di più, insomma, che un becero pettegolezzo da malelingue. Da tempo nella località della Lucchesia si vociferava di un viavai sospetto dal centro di accoglienza. Non traffici loschi, ma donne. Alcune italianissime e sposate, felici di trovare conforto affettivo/sessuale tra le braccia dei presunti profughi. Una maldicenza alimentata da una morbosità ingiustificata, ripetevano i benpensanti.

“Le donne di Camaiore se la spassano con i migranti”, ribattevano coloro che, senza peli sulla lingua, sbattevano in faccia la realtà a chi manifestava pudica ritrosia. Poi ecco che il sindaco renziano, in nome della pace sociale, allerta le forze dell’ordine e dispiega la polizia locale attorno alla chiacchierata struttura. Una, due, tre notti di appostamenti, infine un controllo a sorpresa. Decisivo, come riportano i giornali locali. Niente spacciatori o delinquenti, però. Ma donne nascoste sotto i letti dei “migranti”. Alcune immigrate, altre italiane, maritate. Rapporti fedifraghi, ovviamente legittimi e consenzienti, di signore truccate e impomatate che s’introducevano di soppiatto nel centro per incontrare l’amante occasionale venuto dall’Africa. Scoppia lo scandalo, famiglie in frantumi, minacce di divorzio, litigi furibondi.

E il caso di Camaiore non pare certo isolato. Altra città toscana, altro scandalo, stavolta a Forte dei Marmi, dove l’ipotesi è che qualche donna italiana regalasse ricariche telefoniche agli “sbarcati” in cambio di un’ora d’amore travolgente. A gettare acqua sui bollenti spiriti è dovuto intervenire il gestore del centro, che a un giornale locale ha smentito la circostanza, precisando però di non aver contezza del comportamento di altri “giovani africani” che stazionano davanti ai negozi risiedendo però in altre strutture. L’altro lato dell’accoglienza. Tu chiamale, se vuoi, “risorse” amorose.