Business accoglienza in Friuli, la sinistra “affarista” vuole requisire gli alberghi per riempirli di clandestini

 

Requisire gli alberghi e accogliere lì i clandestini: sembrerebbe questa l’ultima trovata di una ventina di associazioni, dopo la missiva inviata al Prefetto di Udine e al Capo del Dipartimento della Protezione Civile. “Accoglienza inumana e degradante, i Prefetti utilizzino gli strumenti legali del Decreto Cura Italia per garantire un’ospitalità dignitosa ai cittadini stranieri in quarantena”, questo il succo della lettera a firma ActionAid, Asgi, Intersos e altre associazioni locali dell’udinese, tra cui non poteva mancare l’Anpi Fvg e l’Arci pordenonese. Una lettera inviata dopo che una trentina di clandestini provenienti dalla rotta balcanica hanno trascorso la quarantena obbligatoria a bordo di un pullman, a causa – come spiegato dal Prefetto – dell’indisponibilità di posti nelle strutture adibite all’accoglienza.

Una motivazione che dimostra quanto il fenomeno sia arrivato al culmine per entità numeriche, ma che non ferma le associazioni pro-immigrazione: la lettera, inviata il 14 settembre, preme, infatti, nel ricordare al Prefetto che egli può requisire, grazie al Decreto Cura Italia emanato il 17 marzo 2020, “strutture alberghiere, ovvero altri immobili aventi analoghe caratteristiche di idoneità, per ospitarvi le persone in sorveglianza sanitaria e isolamento fiduciario o in permanenza domiciliare, laddove tali misure non possano essere attuate presso il domicilio della persona”.

Espropri per i clandestini?

“Riteniamo che tali condizioni siano lesive della dignità umana e non rispettino gli standard minimi di accoglienza previsti dalla nostra Costituzione e dal diritto internazionale, comunitario e italiano, e che possano essere configurate come trattamento inumano e degradante vietato dall’art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti umani”, continua così la nota delle associazioni, che puntano, quindi, all’espropriazione di strutture ai privati per collocarci i nuovi arrivati dalla rotta balcanica. Ma non contenti, i firmatari della lettera chiedono altresì che sia concesso e assicurato ai clandestini “l’accesso all’informativa in materia di protezione internazionale e l’orientamento legale”.

Una totale assurdità

Una missiva carica di richieste che pongono al centro dell’attenzione solamente i clandestini, ma che non si preoccupano delle conseguenze sanitarie e sociali che decisioni simili possono portare alla comunità. Per ultimo, nella missiva viene manifestato l’augurio di non dover ricorrere alle cosiddette “navi quarantena” per far trascorrere il periodo di isolamento obbligatorio ai sedicenti richiedenti asilo perché “discriminatoria e lesiva dei diritti delle persone interessate” secondo i firmatari. Una lettera arrogante, arida di soluzioni condivisibili e densa di richieste, quasi pretestuosa e volta a dar un senso all’esistenza delle associazioni stesse. Niente di nuovo sotto il sole quindi.

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