Battisti confessa gli omicidi “Ma era una guerra giusta”

Cesare Battisti ha ammesso di avere commesso i quattro omicidi che gli sono stati imputati.

L’interrogatorio in cui ha confermato di aver ucciso le quattro persone per cui è stato condannato dalla giustizia italiana è avvenuto sabato scorso nel carcere di Oristano per mano del pubblico ministero Alberto Nobili.

Il procuratore di Milano Francesco Greco, in conferenza stampa, ha raccontato che il terrorista dei Pac è stato interrogato da Nobili, titolare del pool antiterrorismo della Procura di Milano, e “ha ammesso tutti gli addebiti” nonché le responsabilità “in quattro omicidi” oltre che per il ferimento di tre persone che alle gambe. Battisti ha anche confermato di essere l’autore di molte rapine realizzate dai Pac negli anni 70.

Come ha riportato Nobili davanti ai giornalisti, durante l’interrogatorio Battisti si è anche scusato per il dolore causato alle famiglie delle vittime dei suoi atti criminali dicendo però che pensava si trattasse di “una guerra giusta”. “Il movimento culturale, politico e sociale che é nato nel 68 è stato stroncato dalla lotta armata. Gli anni di piombo hanno sepolto la spinta culturale che era nata nel 68” ha continuato l’assassino. “Quella di Cesare Battisti è stata una sorta di dissociazione da quella che all’epoca riteneva una guerra giusta” hanno spiegato il procuratore di Milano il pm antiterrorismo.

Battisti ha poi detto al pm che “non ha avuto alcuna copertura” durante i 37 anni vissuti in latitanza. “Battisti si è avvalso delle sue dichiarazioni di innocenza per avere aiuti da organizzazioni di estrema sinistra sia in Francia che in Brasile. In tutti questi anni ha anche lavorato parecchio, ha scritto 4 libri e molto articoli e in Francia ha lavorato per una tv”. “Ho avuto la sensazione di assistere al rito liberatorio di una persona che all’inizio dell’interrogatorio era in imbarazzo ed era in difficoltà”. Queste le parole con cui Nobili ha descritto l’impressione trovandosi di fronte alle ammissioni di Battisti. “Ha fatto le sue dichiarazioni un pò alla volta – ha continuato Nobili – non posso dire che è stato un fiume in piena, ma ho percepito che per lui avevano un effetto liberatorio. Ha reso delle dichiarazioni senza che la Procura potesse intervenire in suo favore perchè i suoi interlocutori sono i giudici. La sua è stata una scelta di campo per liberarsi di un passato che non ha rinnegato ma si è reso conto che è stato devastante”. Lo stesso terrorista aveva fatto sapere tramite l’avvocato Davide Steccanella di avere intenzione di vedere il capo del pool antiterrorismo nel carcere di Oristano.

Per questi crimini, Battisti era fuggito dall’Italia andando prima in Francia, poi in Brasile. La sua cattura, avvenuta con il lavoro dell’intelligence italiana, dell’Interpol, delle autorità brasiliane e quelle della Bolivia, ha chiuso un capitolo buio della nostra giustizia ma anche della nostra storia recente. Il terrorista rosso è stato per anni al centro di una lunga e approfondita caccia all’uomo il cui corso è radicalmente cambiato in quest’ultimo periodo grazie all’impegno del governo ma soprattutto al cambiamento politico in Brasile, dove Jair Bolsonaro si è impegnato da subito con Roma nel consegnare Cesare Battisti.