Arbore le canta ai comunisti: «Repressione, censura, balle: non li ho mai sopportati»

 

«Non ho mai sopportato il 68, ora che sono vecchio lo posso dire. Non ho mai capito dove volessero arrivare questi comunisti…». Sulla rete ammiraglia, RaiUno, al cospetto della sua ex compagna Mara Venier, Renzo Arbore ha affondato le lame contro la sinistra e i comunisti, su cui già in passato aveva espresso forti critiche. Come quando aveva affermato, testualmente, nel giugno scorso: «Le chiacchiere sul comunismo non mi convincevano per niente. Il comunismo è stato un bluff! Raccontavano palle!», per poi raccontare degli artisti che “arrivavano in Russia, in Unione Sovietica, raccontavano di repressione, censura” mentre io “sono sempre partito dalla libertà”. Bastonate anche sul famigerato Sessantotto, che la sinistra italiana ancora oggi coltiva nel proprio immaginario come un mito adolescenziale. «L’ho vissuto dolorosamente. Avevo amici sessantottini. Io non condividevo. Ero stato a Berlino Est. Avevo visto la differenza…», aveva detto in passato il popolare cantante, che ieri, dalla Venier, ha ribadito il concetto.

A Domenica In Arbore si è esibito sulle note dei suoi successi più importanti nonostante un piccolo problema alla voce: «Sono senza voce perché fino all’1 di stanotte sono stato a Salerno con l’Orchestra Italiana. Chi mi dà tutta questa energia? – ha spiegato il divo – Non lo so, forse Gianni», ha detto l’artista riferendosi a Gianni Boncompagni, suo amico un professionista con il quale in passato ha stretto “un’amicizia fortissima”: “avevamo due caratteri molto diversi – ricorda Arbore nel salotto di Mara Venier – ma una sintonia perfetta. Abbiamo cominciato con la radio”.