Allerta dei medici: “A marzo 25mila casi al giorno”

 

I ricoveri in terapia intensiva e nei reparti ordinari salgono. Il campanello d’allarme che impone un cambio di passo sta suonando da qualche giorno anche se non con la stessa intensità in tutte le regioni.

In alcune aree il sistema ha già superato la soglia di allarme e i medici ospedalieri avvertono: ai primi di marzo avremo 25mila nuovi positivi al giorno. E nelle zone con i reparti in saturazione già si ipotizza il meccanismo di trasferimento nelle regioni meno sotto pressione. In queste condizioni, dicono i camici bianchi, non si deve riaprire ma proseguire con le zone rosse circoscritte, Province e Comuni.

Il bollettino di ieri descrive una situazione al limite in Abruzzo dove il tasso di occupazione dei posti letto supera il 38%, molto ad di sopra della soglia limite di saturazione, il 30%. Ma la situazione peggiore si registra in Umbria con i posti letto d’emergenza occupati al 57%. Nelle ultime 24 ore le terapie intensive occupate, sono passate da 2.118 a 2.146, più 28 rispetto due giorni fa nel saldo con le uscite. Ma i nuovi ingressi registrati sono saliti a 197 e a 140 nei reparti ordinari dove i ricoveri da tre giorni sono in aumento.

E i dati più recenti forniti da Agenas (l’Agenzia per i servizi sanitari regionali) confermano che sono 8 le Regioni e Province autonome che hanno superato la soglia di rischio del 30%. Oltre ad Abruzzo e Umbria anche Molise, Marche, Trento e Bolzano, Friuli Venezia Giulia e Lombardia. «Gli ospedali italiani tornano ad avvertire i primi, nuovi, segnali di stress» avverte Carlo Palermo, segretario nazionale di Anaao Assomed, il sindacato dei medici ospedalieri. «Il calo dei contagi iniziato dopo il picco di ottobre e novembre si è arrestato: siamo in una situazione critica destinata a peggiorare, con le stime che prevedono 25mila casi giornalieri nelle prime settimane di marzo», sostiene Palermo.

Destano preoccupazione le varianti che, ricorda Palermo «hanno un tasso di contagiosità più alto e si ripiomberà nella situazione della prima ondata». A livello nazionale la situazione è stabile ma i contagi non scendono: 13.314 i nuovi casi di coronavirus registrati ieri con 356 vittime. Grazie a un alto numero di tamponi, 303.850, il tasso di positività scende al 4,4% rispetto al 5,6 del giorno precedente.

Uno studio, messo a punto da Agenas con il Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Trento, mostra come la diffusione del virus proceda in modo non omogeneo sul territorio. Le previsioni dicono che in una settimana a Trento i nuovi positivi dovrebbero salire del 22%, in Toscana del 20, in Molise del 16, in Umbria e in Lombardia del 10. Dovrebbero calare i contagi nel Lazio, in Puglia, in Valle d’Aosta, in Sicilia e in Veneto. Nell’ultima settimana i contagi a livello nazionale sono cresciuti da 84.591 a 92.642, con un aumento del 9,52 per cento.

Allarmante l’aumento in Lombardia (da 13.714 a 17.532, +27,84), in Veneto (da 4.375 a 5.724, +30,83) e in Emilia-Romagna (da 8.983 a 11.422, +27,15). Analisi che anche secondo il professor Roberto Battiston, coordinatore dell’Osservatorio dei dati epidemiologici del Dipartimento di Fisica dell’Università di Trento, sono utili per mettere a punto la migliore strategia di contenimento e che al momento anche per il professore offrono «elementi sufficienti per ragionare su un lockdown a livello di singole province».

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