ALESSIA PIFFERI, “SUICIDIO IN CARCERE”: LA DRAMMATICA NOTIZIA POCO FA

Il corpicino della piccola Diana Pifferi, ieri è stato sottoposto ad esame autoptico anche se i medici si riservano di fornire ulteriori e più precisi dettagli su quanto è emerso dall’esame autoptico, nella relazione finale per la quale occorreranno un po’ di settimane.

Mentre Diana è morta di stenti, senza cibo, senza acquaAlessia Pifferi, colei che l’ha lasciata per 6 giorni da sola in un appartamento milanese, in un lettino da campeggio, con solo un biberon di latte, è nel carcere di San Vittore.

La madre assassina, che più volte aveva lasciato la figlioletta di soli 18 mesi da sola, per andarsi a fare weekend o giorni fuori, continua a ritenersi una brava madre, non mostra alcun segno di pentimento, né mai una lacrima che sia sgorgata dal suo volto.

Quell’intralcio alle sue relazioni, quel peso che la condizionava e ne limitava la libertà, è stato eliminato, nel peggiore dei modi, dato che la piccola, dai primi risultati degli esami autoptici, sarebbe deceduta 48 ore prima del ritrovamento.

E’ stata lei stessa, tornata dai suoi 6 giorni a Leffe, dal suo nuovo compagno 58enne, a fare l’agghiacciante scoperta. Infondo, non aveva mai nascosto che era consapevole di poterla ritrovare senza vita.

Il peggio è accaduto. I soccorritori si sono trovati dinnanzi ad una scena surreale che farebbe rabbrividire chiunque per le condizioni in cui il cadavere della piccola è stato rinvenuto. Ora Alessia Pifferi è in carcere, con l’accusa di omicidio pluriaggravato, anche se è stata esclusa la premeditazione. E’ stata lei ad uccidere Diana, facendola morire di stenti dopo essersi allontanata da casa per 6 giorni.

Ora che è nel carcere di San Vittore, alla 37ennne il giudice per le indagini preliminari ha disposto la sorveglianza speciale e l’isolamento. Il timore è quello che possa compiere atti autolesionistici, che possa arrivare a suicidarsi, quindi a togliersi la vita o che altre detenute possano accanirsi su di lei, aggredendola, massacrandola.

Dato che l’autopsia non ha chiarito tutti i dubbi, si attende l‘esito degli esami tossicologici sui residui di latte contenuti nel biberon per capire se la piccola sia stata sedata. La paura degli inquirenti è che la donna possa averla messa a tacere, somministrandole delle gocce di benzodiazepine.

Nella cucina, infatti, è stato ritrovato un flacone di En quasi vuoto che la Pifferi ritiene essere stato portato nel suo appartamento da uno che frequentava e di cui non ricorda il nome. Se il sospetto degli inquirenti dovesse essere confermato, questo spiegherebbe il perché nessuno dei vicini abbia sentito un urlo, un pianto, un lamento, in tutti quei giorni, prima che la bambina morisse di stenti, senza neppure un riverbero d’aria, dato che tutte le finestre erano state chiuse.

Le indagini dovranno chiarire anche perché la donna non ha mai chiesto aiuto e perché i servizi sociali non si sono mai accorti di nulla. Quel che si sa è che Diana è nata nel bagno della casa di Leffe, quella del suo nuovo compagno, che non è il padre della bambina. Diana sarebbe nata dalla relazione con un altro uomo, attorno al quale aleggia mistero. Si è a lavoro, passando in rassegna tutte le chat della donna, per cercare di risalire all’identità del padre biologico. Poi vi è il racconto dei vicini di casa, secondo i quali Alessia non sarebbe mai stata affettuosa e premurosa, nei confronti di Diana, nonostante al momento del suo arresto abbia detto di essere “una buona mamma”.