Al Pd la sanatoria non basta: migranti in hotel, permessi facili e patto con le ong

 

La sanatoria, oltre ad essere stata un disastro, ha anche creato un grave precedente di natura politica. Sì perché adesso i partiti della maggioranza giallorossa hanno capito come indirizzare l’azione di governo e di Giuseppe Conte: ossia, puntare i piedi ed obbligare il presidente del consiglio a dare priorità alle proposte oggetto di interesse.

A maggio questo copione è stato ben recitato da Italia Viva, la quale si è assunta la paternità per l’appunto della sanatoria ed ha imposto al governo questo punto anche con minacce di crisi e dimissioni. Il ministro per le politiche agricole Teresa Bellanova, che è anche principale rappresentante del partito di Renzi all’interno dell’esecutivo, ha iniziato già ad aprile a parlare di regolarizzazione di tutti i migranti, di necessità di sanare la posizione di almeno mezzo milione di persone per ripopolare di manodopera i campi nel frattempo rimasti vuoti perché gran parte dei braccianti è tornata a casa con lo scoppio dell’emergenza coronavirus.

E nonostante i malumori del Movimento Cinque Stelle, nonché le prese di distanze di molte associazioni di categoria, alla fine la norma è passata ed è stata inclusa nel decreto rilancio. Con tanto di lacrime del ministro Bellanova in sede di conferenza stampa di presentazione. Una concessione politica di Conte, che sta costando cara. Sia perché è stata partorita una riforma che, come detto in precedenza e come spiegato nei giorni scorsi, si è rivelata un disastro. Ma sia perché adesso il “metodo Italia Viva” è diventato quello più in voga per portare avanti il programma di governo.

Il Partito Democratico, in particolare, non vuole essere da meno nel dimostrare di saper imporre le proprie prerogative a Giuseppe Conte. E ci sta provando con quella che, già durante l’insediamento a settembre del nuovo esecutivo, ha rappresentato un’autentica ossessione: la cancellazione dei decreti sicurezza voluti da Matteo Salvini quando quest’ultimo era al Viminale.

Passare un colpo di spugna al principale atto politico del leader della Lega è stato l’obiettivo in voga già dai primi giorni del Conte II. Tuttavia, non sono state poche le resistenze all’interno della stessa maggioranza. In particolare, il Movimento Cinque Stelle non ha mai voluto permettere lo snaturamento di quelle norme. E questo perché i grillini rischierebbero di perderci (ancora una volta) la faccia: sia il primo, nell’ottobre del 2018, che il secondo, nell’agosto 2019, decreto sicurezza sono stati votati dal Movimento.

Ecco quindi che in seno alla coalizione giallorossa ci si è imposti un tempo prima di procedere all’attacco delle norme in questione: quello cioè delle elezioni regionali in Emilia Romagna del 26 gennaio scorso. La vittoria del candidato del Pd ha infatti rilanciato le velleità dem in materia. Il 17 febbraio il ministro Lamorgese era arrivata anche a presentare un piano per il superamento, ma non la cancellazione, dei decreti sicurezza. Poi l’emergenza coronavirus ha fatto slittare ogni cosa, adesso però il Pd è pronto a ripartire all’attacco.

Lo si è visto con le esternazioni dei giorni scorsi dell’ex presidente della Camera Laura Boldrini, ma ancor di più nelle ultime ore con i dettagli raccolti da Repubblica di quello che potrebbe essere l’imminente piano per il colpo di spugna anti Salvini.

In particolare, si partirebbe con lo scorporo delle norme in questione: non più una legge in cui convogliare dispositivi sull’immigrazione e sull’ordine pubblico, ma due distinti decreti sulle due tematiche in questione. Sulla prima di queste tematiche, sarebbero introdotti in primo luogo norme che andrebbero ad intercettare i rilievi mossi dal Quirinale nei mesi scorsi: ossia, fine delle maxi multe contro le Ong e stop al sequestro delle navi.

In secondo luogo, spazio al ripristino dei centri Sprar e della possibilità di iscrivere i richiedenti asilo all’anagrafe comunale. C’è poi un altro punto delicato, che potrebbe essere un cavallo di battaglia Dem: l’allargamento della platea dei migranti che avrebbero diritto all’accoglienza. Il Movimento Cinque Stelle non vuole sentir parlare di ripristino dalle protezione umanitaria, tolta dai decreti di Salvini. Ma ecco che l’escamotage sarebbe già pronto ed al vaglio dei membri della maggioranza: aumentare la casistica relativa alle protezioni speciali già previste dei dl sicurezza.

Il Pd vuole fare in fretta, il ministro Franceschini avrebbe già chiesto l’inserimento della norma all’interno del prossimo consiglio dei ministri. In poche parole, se Italia Viva ha potuto imporre l’accelerazione sulla sanatoria, i dem non vorrebbero essere da meno. Ed ora la cancellazione dei decreti sicurezza potrebbe a breve diventare realtà.

ilgiornale.it