DIANA, BIMBA MORTA DI STENTI: INTERROGATO IL COMPAGNO DI ALESSIA PIFFERI

Ha suscitato orrore, indignazione, rabbia, il caso della piccola Diana Pifferi, la bimba di soli 18 mesi lasciata morire di stenti dalla madre, la 37enne Alessia Pifferi, che l’ha abbandonata per 6 giorni nel bilocale milanese di via Parea.

E’ al suo interno che la bambina è stata ritrovata, in un lettino da campeggio, dalla stessa donna, consapevole che sua figlia sarebbe potuta non sopravvivere, al suo rientro da Leffe, dove si era fermata 6 giorni presso il suo compagno 58enne.

I soccorritori si sono trovati di fronte una scena agghiacciante: la piccolina, priva di vita, con gli occhietti semiaperti, le unghie violacee, le larve di insetti sul corpo, il pannolino strappato via, con un solo biberon accanto, contenente residui di latte. Una fine terribile, quella di Diana, lasciata da sola, abbandonata all’agonia e alla morte da una “madre” che voleva viversi liberamente la sua storia d’amore e che considerava il sangue del suo sangue un intralcio, un peso alla sua relazione.

Mentre la Pifferi è reclusa nel carcere di San Vittore, accusata di omicidio volontario pluriaggravato, in isolamento e sorvegliata a vista, h24, per paura che possa compiere atti autolesionistici o che le altre detenute possano aggredirla, considerata da una ex detenuta, la 20enne Sara Ben Salha, non come un mostro, ma come una donna sola al mondo, ulteriori tasselli si aggiungono in questo caso.

Il compagno di Alessia Pifferi, il 58enne di Leffe, interrogato dagli inquirenti, ha raccontato la sua versione dei fatti, davvero utile a ricostruire la personalità della madre assassina. L’uomo ha dichiarato di averla conosciuta 2 anni fa su un sito di incontri e che la loro frequentazione assidua si è trasformata in relazione vera e propria con alti e bassi da agosto 2022.

Pochi mesi dopo lo sbocciare della loro relazione è accaduto un qualcosa che ha compromesso i rapporti: a gennaio del 2021, nella sua casa di Leffe, in provincia di Bergamo, è nata prematuramente Diana, che è stata ricoverata per circa due mesi all’ospedale di Bergamo.

Mi ha sempre mentito. Alessia non mi ha mai detto che stava aspettando una bambina, l’ho scoperto il giorno in cui ha partorito. A casa mia”. Queste le parole dell’uomo che, di fronte ai poliziotti ha confermato un’atroce realtà: quella che quando Alessia si recava da lui era sempre sola, senza Diana e che a lui avrebbe fatto piacere vederla ma la Pifferi gli diceva che “almeno così respirava un po’”. 

Il 58enne ha avuto il sospetto che Alessia fosse incinta, poiché non le veniva il ciclo mestruale e la sua pancia continuava a crescere ma la 37enne ha sempre negato di aspettare una bambina per paura che la sua relazione sarebbe finita. Tutto questo fino a quando Diana è venuta alla luce sul pavimento del bagno dell’abitazione dell’uomo“Mi ha detto che nemmeno lei sapeva di essere incinta. Non so chi sia il padre”, ha proseguito l’uomo.

I due, dopo la nascita di Diana, si sono divisi per un po’ma poi hanno ripreso a frequentarsi. Intanto le bugie di Alessia sono andate avanti. Il 58enne che spesso si recava a Milano per lavoro, andava a trovare Alessia e Diana nella casa della donna, a Ponte Lambro ma non è accaduto quasi mai il contrario. Quando la Pifferi si recava da lui, a Leffe, in provincia di Bergamo, lo faceva sempre da sola.

L’uomo è un fiume in piena davanti agli inquirenti, ribadendo più e più volte che l’ultima volta in cui la Pifferi si è recata da lui, gli ha mentito per l’ennesima volta, dicendo che Diana era con la sorella. Una versione che, peraltro, aveva già utilizzato altre volte, per giustificare la non presenza della piccola. Diana, a detta della madre assassina, era sempre o con la sorella o con la nonna o con una fantomatica babysitter a cui aveva dato il nome di Jasmine.