Tutti in Italia ricordano il delitto di Yara Gambirasio, la ragazzina uccisa a Brembate Sopra, in provincia di Bergamo, il 26 novembre del 2010. Da quel giorno ci sono state serrate indagini, che hanno poi portato alla condanna in toto di Massimo Bossetti, muratore di Mapello, al momento ritenuto l’unico responsabile del delitto della giovanissima Yara. In questi anni la difesa di Bossetti ha cercato di presentare prove circa l’estraneità ai fatti di Massimo.

Ma i media nazionali in queste ore hanno svelato una notizia che ha dell’incredibile, e che potrebbe forse dare una clamorosa svolta al caso. In queste ore la notizia in questione sta facendo il giro d’Italia, le fonti da cui proviene sono attendibili ma l’autorità giudiziaria vuole fare chiarezza, come è logico che sia. Vediamo che cosa sta succedendo.

La svolta

Secondo una fonte anonima che ha inviato due lettere al settimanale Oggi, quel giorno del delitto Massimo Bossetti era presente sulla scena del crimine, ma non sarebbe stato lui ad uccidere Yara. Al contrario, il responsabile sarebbe sempre un muratore, ma di origini polacche e quindi non Massimo.

“Certo che signor Bossetti non potrà mai dire tutta la verità visto cosa hanno fatto sorella, piena di botte poveretta” – così scrive questa persona anonima in un italiano con diversi errori grammaticali. Secondo costui il Bossetti conosce ovviamente la verità, ma non può parlare, pena gravi conseguenze.

La redazione del settimanale ha già consegnato le due lettere rivevute alla Procura della Repubblica di Bergamo“La Yara era conosciuta brava ragazza davvero, anche sua sorella. Ciao ciao diceva. Punto e basta, poco di più… e poi quella brutta sera maledetta. Yara dunque in primo momento è stata in casa di una brava signora, eravamo in diversi e nessuno poteva pensare male. Un certo momento si è innervosita e voleva andare via tornare a casa l’aspettavano i genitori” – così ha affermato la fonte anonima, che quindi poi riferisce che il muratore polacco era ubriaco e ha cominciato ad inverire violentemente contro Yara, appunto uccidendola. “Non sapevamo che fare. La bimba gridava pure noi poi il vuoto, il nero, un buio” – così spiega l’anonimo.