Vergogna Vauro: «Giusto dare il reddito di cittadinanza alla ex brigatista assassina»

La sua solita provocazione? No, forse una reale convinzione quella espressa dal vignettista del Fatto Quotidiano, Vauro Senesi, l’altra sera, a Quarta Repubblica, su Rete Quattro. Commentando la notizia della concessione del reddito di cittadinanza all’ex brigatista rossa Federica Saraceni, condannata a 21 anni per l’omicidio del giuslavorista Massimo D’Antona, ha manifestato “solidarietà economica” all’assassina.

Vauro e il “reddito” legittimo
«Il reddito è una legge normata e la ex brigatista ha i requisiti, quindi non capisco la polemica. Se una legge sancisce un diritto quel diritto deve essere garantito». Brusio, imbarazzo, sdegno in studio. Ma Vauro è andato dritto nella sua strada. Ha sostenuto la legittimità del sostegno concesso alla brigatista. Condannata per l’omicidio del professor Massimo D’Antona, assassinato a Roma il 20 maggio 1999, alla Saraceni fu contestato il reato di partecipazione a banda armata e concorso in omicidio. L’8 luglio del 2005, nel processo di primo grado, la seconda Corte d’assise di Roma la assolve dalle accuse di concorso in omicidio. Arriva la condanna solo per banda armata a 4 anni e otto mesi. Ma il 4 aprile 2008, la seconda Corte d’assise d’appello di Roma ribalta la sentenza di primo grado. La condanna, in via definitiva, a 21 anni e sei mesi di reclusione per l’omicidio, confermati in Cassazione. A nulla serve la presa di distanza dal delitto e la lettera di dissociazione letta in aula. Nel febbraio 2009, in virtù dei cinque anni e mezzo scontati tra carcere e arresti domiciliari dal 2005, della sua dissociazione dal terrorismo, dei benefici di legge e della sua situazione famigliare, venne posta in detenzione domiciliare. Resta a Roma, dove tuttora sconta la pena.
Quasi 700 euro al mese per l’ex brigatoista rossa
Il sussidio mensile per la ex Br è di seicentoventitré euro al mese, perché sotto la soglia di povertà e con due figli. Quasi la cifra massima del sussidio ideato dal Movimento Cinque Stelle per chi si trova in stato di povertà e per aiutarlo a reinserirsi nel mondo del lavoro. Il caso era stato denunciato dal quotidiano La Verità, che aveva sollevato il velo su questa terrorista, 49 anni, romana. Figlia dell’ex magistrato Luigi Saraceni, fondatore di Magistratura democratica, poi parlamentare con Pds e Verdi e infine avvocato proprio per difenderla nel processo di appello che l’ha condannata. Proprio il padre, in queste settimane, l’ha difesa pubblicamente, come mostra questo video.
Lo sdegno della vedova D’Antona
«Ho provato un grande senso di ingiustizia. Non sempre quello che è legale è giusto». Erano state queste le parole di Olga D’Antona, la moglie di Massimo D’Antona, il giuslavorista ucciso il 20 maggio del 1999 dalle Brigate Rosse, a chi le aveva chiesto un comment sul reddito di cittadinanza percepito da Federica Saraceni. «L’ingiustizia non la subisco io, ma la subiscono tutti i cittadini. La norma va rivista».