Valencia, ecco il porto franco dei “trafficanti” delle Ong: da qui parte l’assalto alle coste italiane

Svernano tutte a Burriana. Le quattro navi umanitarie Alan Kurdi, Open Arms, Sea Wacht 4 e Louise Michel hanno scelto come base operativa la cittadina a 60 chilometri di Valencia, ormai diventata il porto delle ong. Favorite dal permesso speciale concesso da Mónica Oltra, vicepresidente della Generalitat Valenciana, possono attraccare senza pagare le commissioni. Ma non senza problemi e lamentele da parte dei portuali, come riportato dal sito Castellón Information: “Non rispettano i protocolli di sicurezza, attracco e consumo. I membri degli equipaggi non indossano le mascherine, non mantengono le distanze di sicurezza, accumulano immondizia sul molo e consumano acqua ed elettricità”.

Di solito sono ormeggiate al molo di Nord Est, vicine al bacino di carenaggio della Varaderos Y Talleres del Mediterraneo, occupando una posizione strategica per le operazioni di manutenzione. Tutto gratis. E non sborserebbero un euro nemmeno per il consumo di acqua e luce. Secondo fonti dell’ambiente portuale, sentite dal sito di informazione spagnolo, sono legalmente collegati a un punto di raccolta dell’acqua, per il quale dovrebbero pagare la spesa e il più delle volte si agganciano anche alla luce del porto senza pagare. Non solo. Dato che il consumo di elettricità aumenta quando si effettuano lavori di riparazione di macchinari elettrici, spesso hanno causato interruzioni della fornitura di energia elettrica in tutto il resto del porto. Un altro problema, denunciato anche dagli utenti del porto, è il degrado in cui versa il molo dove sacchi di immondizia si alternano a barbecue, attrezzi, scarti di legno, taniche di vernice e solventi infiammabili. Con problemi di sicurezza non indifferenti data la presenza di macchinari in grado di farli deflagrare. Non mancano anche tavoli e sedie accumulati alla rinfusa e usati all’occorrenza nel tempo libero.

Ma la permanenza delle navi delle ong nel porto di Burriana potrebbe causare anche altri problemi di sicurezza. Essendo barche di grandi dimensioni necessitano di competenze professionali specifiche per le manovre. Non sempre però, durante lo svernamento, hanno il loro equipaggio professionale fisso a bordo che spesso viene sosotituito da personale volontario privo di formazione. Con il rischio che in caso di incendio o forte tempesta non ci sarebbe nessuno in grado di spostarle o fissarle agli ormeggi.

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