Un’altra modella accusa Genovese: “Lui aveva la sindrome dello sceicco”

 

«Perché ho deciso di raccontare quello che so e di metterci le faccia? Perché ero certa che nessuno del giro di Alberto Genovese avrebbe mai parlato, tutti continuano a coprirlo e questo non è giusto.

Io non potevo difenderlo o tacere, dopo aver saputo che ha fatto una cosa così mostruosa».

Kristina, 23enne molto bella e determinata, nel «giro» dell’imprenditore in carcere per violenza sessuale aggravata, detenzione e cessione di droga, sequestro di persona e lesioni c’è stata per due anni. Durante la puntata di Live-Non è la D’Urso di domenica ha riportato un episodio scioccante vissuto in prima persona che sembra sostenere la tesi degli inquirenti secondo cui ci sarebbero stati altri stupri, oltre ai due denunciati fin qui. Ecco la sua testimonianza: «Non sento Genovese da due anni, ho chiuso i rapporti. Ma ho frequentato a lungo le sue case. Tutti lo coprivano, perché avevano un proprio tornaconto. Alle sue feste arrivavano spesso modelle straniere di passaggio a Milano, reclutate ai casting dai cosiddetti modellari. Alcune di queste ragazze guadagnano davvero poco e sono felici di farsi portare a cene e party di lusso, sanno che c’è anche molta droga. Io ho conosciuto Alberto Genovese quando avevo 18 anni, portata in casa sua da un modellaro. Lui cercò di approcciarmi, ma non era il mio tipo e poi non ho mai avuto bisogno di correre dietro agli uomini con i soldi. C’erano champagne e droga, ci divertivamo, ho preso droga di mia spontanea volontà».

Da allora la giovane e l’imprenditore restano in contatto, lei va a decine di feste. «Con le ragazze era sempre molto fisico, ci provava e loro un po’ ci stavano. Anche perché offriva tutto Alberto. Però non mi sembrava che il suo obiettivo principale fosse portarsene una in camera. Aveva la sindrome dello sceicco, si circondava di donne e gli piacevano giovani. Quella volta sul jet e poi a Ibiza eravamo io, lui, un modellaro, due modelle lituane e una russa. Una delle lituane ci provò con Genovese e finirono in camera. Non li abbiamo più visti per tre giorni. Quando abbiamo rivisto lei, nella sua stanza, era in condizioni pietose. Si era vomitata addosso e anche altro, camminava a fatica e ha smesso di parlare. Le abbiamo chiesto se volesse andare in ospedale, ma si è opposta. Abbiamo pensato ai postumi della droga, neppure lontanamente a uno stupro. Non posso neppure saperlo con certezza, non ho assistito. Posso solo supporlo. Non riesco a dimenticare quella ragazza e mi sento molto in colpa per non aver fatto di più. Ho smesso di prendere droga anche per quell’esperienza: non mi è mai capitato nulla del genere, ma in certe situazioni è vitale essere lucide».

Ieri Kristina, non più modella ma fashion stylist e trader in Borsa, aggiunge: «So di aver dato un grande dolore a mia mamma raccontando queste cose. Però è troppo importante richiamare l’attenzione su ciò che alcune donne subiscono. Non è giusto che ci si accanisca contro le vittime. Se hanno preso droga è colpa loro, lo stupro non lo è di certo. Vanno alle feste, sì, però questo non giustifica la violenza. Sono andata in tv per difendere queste ragazze e spero che qualcun’altra si faccia avanti. Molte non hanno la forza per uscirne o le possibilità economiche. Se ho paura dopo la puntata? No. Anche se mi sono arrivati commenti brutti e insulti: si sono focalizzati su di me e non sul problema che ho sollevato». La giovane mette in guardia le donne: «Non sembra, però spesso sono ingenue e si fidano troppo. Dico: Attente a certi ambienti, c’è sempre qualcosa sotto. Tenete gli occhi aperti».