Un terremoto scuote Berlino e adesso può bloccare il Mes
In Germania continua a soffiare aria di cambiamento. Dopo il declino di Angela Merkel, messa in disparte dal suo partito, anche Olaf Scholz è andato incontro a un epilogo molto simile a quello capitato alla Cancelliera. Il potente ministro delle Finanze tedesco ha perso la leadership dell’Spd, il partito socialdemocratico che assieme alla Cdu-Csu forma la coalizione di governo. Al di là dei risvolti riguardanti la politica interna del Paese, la notizia potrebbe generare un vero e proprio terremoto per quanto riguarda il Mes, il Meccanismo europeo di stabilità la cui riforma è al vaglio proprio in queste settimane. Il motivo è semplice: l’incaricato a occuparsi delle citate riforme è proprio Scholz. A questo punto è lecito chiedersi se la sua estromissione dal vertice dell’Spd possa influire sulla riforma del trattato riguardante il Fondo salva-Stati.
Scholz: il grande sconfitto
Partiamo dalla decisione dell’Spd. Gli oltre 400 mila iscritti socialdemocratici sono stati chiamati a esprimersi in un referendum per incoronare i nuovi presidenti del partito. A vincere, il tandem formato da Norbert Walter-Borjans e Saskia Esken, che potrebbe mettere a rischio la maggioranza di governo con la Cdu di Angela Merkel. Scholz e la sua co-candidata Klara Geywitz hanno racimolato il 46% dei voti a fronte del 53% degli outsider Borjans-Esken. La strana coppia ha più volte criticato l’alleanza dell’Spd con i cristiano-democratici e, più in generale, non vede di buon occhio la soluzione di un governo di ampie intese. La ricetta dei due volti nuovi prevede una secca virata a sinistra del partito e un programma laburista. Si parla quindi di un investimenti pubblici dal valore di 500 miliardi di euro per infrastrutture, scuole e assistenza sociale, anche a costo di creare debiti e rinnegare il dogma dell’austerity. Insomma, in campo ci sono tutti gli elementi per parlare di un terremoto politico in piena regola, con risvolti sia nella politica interna di Berlino che nel suo disegno europeo.
Riforma del Mes a rischio?
Tra gli altri provvedimenti dei nuovi leader dell’Spd troviamo l’aumento del salario minimo fino a 12 euro l’ora, la reintroduzione di una patrimoniale per i più ricchi, puntare sull’edilizia popolare, stoppare le speculazioni sui mercati finanziari e ritrattare il contratto di governo con i conservatori della Merkel. Le percentuali del partito sono crollate e Scholz è il grande sconfitto. Adesso resta da capire cosa succederà con il Mes. È possibile che il ministro, scottato dalle beghe interne, possa mettere al primo posto la politica interna della Germania che non i fatti di Bruxelles. La riforma del Fondo salva-Stati è appesa a un filo: quella che lega Scholz al governo tedesco. La citata modifica, nel caso in cui venisse effettivamente approvata, arrecherebbe un danno non da poco a tutti quei Paesi membri dell’Ue con un forte debito. L’Italia sarebbe tra questi, mentre Germania e Francia, al contrario, riceverebbero un regalo inaspettato, visto e considerando lo stato critico delle loro banche.
Il ragionamento è semplice: in caso di attivazione, il Meccanismo europeo di stabilità coinvolgerebbe il settore privato al salvataggio di uno Stato in crisi economica. In altre parole, i detentori di titoli di Stato rischiano di veder evaporare capitale e interessi. Analizzando la situazione dal punto di vista tedesco (ma anche francese), si nota come attraverso questo fondo Berlino speri di accollare i numerosi debiti delle proprie banche ai Paesi europei in panne. Scholz era uno dei fautori principali della riforma appena descritta, e la dura batosta ricevuta potrebbe influire sulla riforma dello stesso Mes e dispiacere ai falchi di Bruxelles.