“UCCISO”. LA SUA AUTO È SALTATA IN ARIA, LA VENDETTA È SERVITA

In un pianeta già sin troppo martoriato dalle pandemie di Covid che, negli ultimi anni, hanno seminato ovunque devastazione, morti, intere famiglie distrutte, ci sono altri enormi problemi da affrontare.

Un mondo che grida disperatamente aiuto, provato da omicidi sempre più efferati, dai cambiamenti climatici che stanno producendo fenomeni meteorologici assurdi.

Un ambiente al collasso tra siccità, incendi, alluvioni come quella in corso in Pakistan, le cui immagini sono davvero agghiaccianti, con oltre 1000 vittime registrate, di cui molti bambini.

Ma, come se non bastasse tutto questo, dal 24 febbraio è arrivato il colpo di grazia, con lo scoppio delle atrocità tra Russia e Ucraina. Il tempo scorre inesorabile e la situazione diventa sempre più drammatica.

Una crisi umanitaria, divenuta economica, che fa sentire fortemente i suoi effetti, dato che sempre più famiglie, a causa del rincaro dei prezzi dei beni di prima necessità, delle bollette di gas e luce, si ritrovano in una condizione di assoluta povertà.

La situazione è davvero drammatica, fuori controllo. Lo vediamo dalle immagini agghiacciati diramate, quotidianamente, dai principali siti d’informazione e sui social. Sono immagini che non possono essere ignorate, che non possono essere ritenute lontane, anni luce, dall’estate all’insegna della baldoria, del divertimento, del lusso, mostrata, a suon di selfie, da chi ha avuto la fortuna non provare l’orrore di una mattanza che non sembra voler finire.

In queste ore è giunta un’altra notizia molto forte: quella della morte di Askyar Laishev. Non si tratta di morte naturale ma di vendetta e quanto accaduto, ora, è sotto gli occhi del mondo intero. Laishev, infatti,  lavorava per il servizio di sicurezza interna ucraino, salvo poi disertare, unendosi alla Repubblica popolare del Lugansk nel 2014. Dopo 8 anni,  gli ucraini si sono vendicati, secondo il motto “la vendetta è un piatto che va servito freddo”.

Così pochi giorni fa, l’11 agosto, lo hanno fatto fuori, facendo esplodere l’auto alla quale era alla guida. L’uomo sarebbe riuscito miracolosamente a scappare dal veicolo in fiamme ma è deceduto pochi giorni dopo il ricovero in ospedale, a causa delle gravissime ferite. “Dopo che la Russia ha preso il controllo di Starobelsk, nella regione di Luhansk, il 2 marzo 2022, gli è stato assegnato un posto di vertice nella polizia locale. I partigiani ucraini hanno bombardato la sua auto l’11 agosto”, ha twittato Visegrad24, raccontando quanto accaduto.

Le telecamere di videosorveglianza hanno ripreso l’esatto momento dell’attacco e, in queste ore, il video che mostra il “traditore” a bordo del veicolo scuro che prende fuoco mentre percorre la strada, con il fumo che sale, spargendosi per l’aria, ha fatto il giro del web. L’attacco sarebbe stato compiuto dai membri della Resistenza nazionale ucraina che ha affermato: “Sottolineiamo ancora una volta che il collaborazionismo è dannoso per la salute, quindi ogni traditore ha vane speranze che la punizione non gli arrivi”. 

Secondo alcune fonti, l’uomo sarebbe riuscito a mettersi in salvo con il 90% delle ustioni sul corpo, per poi morire in ospedale dopo diverse ore. Altre fonti, invece, parlato di una morte avvenuta sul colpo. Se guardiamo la palla di fuoco subito dopo l’esplosione, questa seconda ipotesi potrebbe, in effetti, essere quella più veritiera.