Tutte le possibili conseguenze per l’Italia se la Russia attacca l’Ucraina

Che ruolo avrebbe l’Italia se dovesse scoppiare la guerra tra la Russia e l‘Ucraina? Quali potrebbero essere le conseguenze? Ecco le risposte alle tante domande su ciò che sta accadendo in questo momento.

Tutte le possibili conseguenze per l’Italia se la Russia attacca l’Ucraina

Ci sono tante domande riguardo ciò che sta accadendo tra Russia e Ucraina. Alcuni esperti hanno cercato di spiegare gli scenari e quelli che potrebbero essere i rischi per l’Italia. Il rischio che possa scoppiare una guerra è reale, come ha sottolineato Andrea Margelletti, presidente del Cesi. “Il rischio è reale, non tanto per gli interessi in gioco, quanto perché i diversi attori hanno portato la partita così avanti che è oggettivamente difficile immaginare come possano fare un passo indietro.

Nelle relazioni internazionali la faccia conta ancora, purtroppo. Il pallino sta adesso nel campo di Putin” ha dichiarato, ricordando che la Prima guerra mondiale era scoppiata “perché nessuno riuscì ad arretrare“. A rischiare di più, in caso di attacco, è Mosca, perché l’Italia il gas lo può importare da un altro paese, ma loro vengono pagati con una valuta pregiata. “La Russia ha difficoltà a tenere in vita uno strumento militare ormai ipertrofico per le loro possibilità.

Arriva la primavera ma gli stipendi dei soldati vanno pagati, e Mosca soffrirebbe molto per le inevitabili, pesanti sanzioni economiche in caso di invasione. In termini militari, i russi possono conquistare l’Ucraina, ma dubito che riuscirebbero a tenerla” ha aggiunto l’esperto.

Russia-Ucraina, l’esperto: “Attaccare non conviene nemmeno alla Russia”

Dobbiamo convincere la Russia che l’iniziativa militare non è nell’interesse di nessuno, sarebbe un fallimento per tutti” ha dichiarato Michele Valensise, già segretario generale della Farnesina ed ex ambasciatore in Germania, parlando di un modo per evitare il peggio.

Sarebbe una mossa piena di rischi e no risolverebbe nulla. “Nessuno in Europa ha intenzioni offensive nei confronti della Russia. Allo stesso modo, la Russia non deve avere intenzioni offensive nei confronti di un Paese alla cui sovranità teniamo molto” ha spiegato. “Bisogna convincere i russi che la pressione oltre un certo limite verso un Paese sovrano non può portare a niente. Ci vuole un allentamento di questa pressione, la disponibilità a ragionare sui fatti e sugli interessi, che sono meno divergenti di quanto possano sembrare a prima vista” ha aggiunto Valensise.

IL ruolo dell’Italia: “La crisi ci tocca da vicino”

Spero ancora che una vera guerra non ci sia, ma se dovesse essere qualcosa di significativo avrebbe tutta una serie di ripercussioni non tanto di sicurezza in senso stretto per ciò che riguarda l’Italia, quanto dal punto di vista energetico ed economico” ha dichiarato Nathalie Tocci, direttore dello Iai, l’Istituto affari internazionali, sottolineando che si tratta di una crisi che ci tocca da vicino. “Nel caso di Putin questo elemento pesa moltissimo, perché sarebbe una guerra voluta non tanto dal suo establishment quanto da lui personalmente. Ma il fattore personale pesa in parte anche negli Usa, perché Biden cerca di recuperare la credibilità che aveva perso in Afghanistan. Tuttavia, resta che gli elementi strutturali prevalgono sui personalismi” ha spiegato.

Paolo Magri, vice presidente esecutivo e direttore dell’Ispi (Istituto per gli studi di politica internazionale), ha spiegato quanto potrebbe costare il conflitto, sottolineando che i costi della tensione si iniziano a far sentire con la crescita dei prezzi del gas, superiore a quella che ebbe il petrolio nella crisi del 1973. “È facile quindi pensare che ulteriori tensioni, o addirittura un’invasione con le conseguenti e pesanti sanzioni che verrebbero decise contro Mosca, renderebbero l’attuale crisi energetica ancora più grave nei prossimi mesi, con un impatto significativo sulla ripresa post-pandemia dell’Europa” ha aggiunto. “Certo che all’evidente escalation militare russa attorno all’Ucraina si sta affiancando una altrettanto forte escalation verbale e di allarmismo americana e non solo… Toni alti, che non necessariamente stanno aiutando il negoziato” ha concluso l’esperto.