Truffe anche sugli immigrati: il “metodo” della famiglia Renzi

Tiziano e Laura “Lalla” Bovoli, genitori dell’ex premier Matteo Renzi, sono agli arresti domiciliari.

“Lavoravo in nero per mamma Renzi”
L’inchiesta inizia nel 2009, con la cooperativa Delivery Service Italia, di cui i due sono rimasti “amministratori di fatto” fino al 30 giugno 2010. Ma, come nota Repubblica, questa società “è stata in regola solo per il primo anno di esercizio. Nel 2010 è stata sommersa dai debiti. Nel 2011 ha chiuso. La Guardia di Finanza ha ricostruito due “evasioni contributive”, una di 287.131 euro per il 2010 e un’altra di 332.131”. Una situazione molto difficile, praticamente impossibile da sostenere. Tanto che “Lalla” avrebbe spiegato ai dipendenti che era giunto il momento di aprire una nuova cooperativa “per cercare di guadagnare qualcosa in più”. Ipotesi, questa, confermata anche da una mail inviata al marito Tiziano: “L’unica cosa che salvaguarda la coop è andare subito a dare gli stipendi e a far firmare contemporaneamente le dimissioni a tutti. Poi la nuova cooperativa, sommersa dalle consegne di vino e volantini, sarà costretta a riassumerli subito”.

La mail di Tiziano Renzi
Tutto era stato pianificato a puntino, come emerge anche da una mail di Tiziano, inviata al genero, Andrea Conticini (che attualmente è coinvolto in un’altra indagine su alcuni fondi versati alla sua Play Therapy Africa): “Occorre predisporre un contratto che preveda questo compenso in base a un lavoro potenzialmente contestabile, anche se il contratto deve essere apparentemente non punitivo. Chiaramente per i clienti che Eventi 6 passerà come realizzazione alla cooperativa Marmodiv. Contemporaneamente creiamo una nuova cooperativa e la mettiamo pronta. Quando abbiamo preso in mano i lavoratori e abbiamo capito, facciamo il blitz, cambiamo il presidente e chiudiamo Marmodiv per mancanza di lavoro che nel frattempo, dall’oggi al domani, lo dirottiamo alla nuova”.

Il metodo della famiglia Renzi era ben collaudato ed è stato spiegato fin nei minimi dettagli da Fabrizio Boschi su ilGiornale di oggi: “Scioglimenti, liquidazioni, trasferimenti di sedi, cessioni di quote, redistribuzione dei ruoli, fallimenti pilotati, fatture gonfiate, avvalendosi di personaggi dubbi come l’immobiliarista Luigi Dagostino, arrestato a giugno, con il quale Tiziano era in affari per gli outlet”.

Il Gip ha spiegato così la misura cautelare nei confronti di Tiziano e Laura Renzi: “Emerge dalla circostanza che i fatti per cui si procede non sono occasionali e si inseriscono in un unico programma criminoso in corso da molto tempo, realizzato in modo professionale con il coinvolgimento di numerosi soggetti nei cui confronti non è stata avanzata richieste cautelare pervicacemente portato avanti anche dopo l’inizio delle indagini”.

La truffa ai migranti
A finire nel mirino del “metodo Renzi” anche gli immigrati. Come scrive Repubblica: “Un caso limite, quello di Mohammad Nazir, titolare di una ditta individuale per la spedizione di materiale propagandistico. Ha emesso fatture per circa 40.000 euro, tra il 2016 e il 2017, in favore di Marmodiv. Gli investigatori hanno scoperto che: 1) all’indirizzo della sede della ditta, a Cesano Maderno, c’è un’abitazione; 2) la ditta non ha mai lavorato con la Marmodiv; 3) il signor Mohammed Nazir non risulta all’anagrafe”.

E poi, a leggere le carte, c’è pure il caso di Isajiad Amir, titolare di una ditta a Castiglione delle Stiviere: “Disconosco la fattura da 15.000 euro che mi mostrate valuterò l’opportunità di denunciare chi ha utilizzato il nome della mia impresa per prestazioni che non ho mai effettuato”.

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