Trenta denari per salvare Bonafede, altro che Falcone e Borsellino…

Si è consumata – e nel modo più miserrimo – l’ultima e la più traumatica delle mutazioni antropologiche dei grillini: il Ministro Bonafede, ormai versione caricaturale e carnascialesca del giustizialismo a senso unico, è rimasto imbullonato alla sua poltrona, grazie al soccorso ben remunerato di Renzi.

L’uomo – o forse potremmo ormai dire  l’ominicchio – era famoso per le lapidarie e stentoree sentenze: “Se c’è un sospetto anche chi è pulito si dimetta”.

Bonafede e quelle ignobili scarcerazioni

Sulle ignobili e quasi quotidiane scarcerazione dei mafiosi non ci sono solo sospetti, ma indizi, gravi, plurimi, circostanziati sul fatto che il Ministro abbia, per ignoranza giuridica e soverchia inadeguatezza politica, ceduto alla regia occulta della mafia.

Il 7 e l’8 marzo decine e decine di istituti carcerati, con un sincronismo inquietante, entravano in rivolta, pretendendo uno svuota carceri sul presupposto, falso e infondato, del nesso di causalità fra detenzione e contagio.

Le procure d’Italia aprivano fascicoli sulla regia occulta delle mafie volte a vincere la storica battaglia contro lo Stato e il carcere duro per i mafiosi, tanti Procuratori d’Italia chiedevano a Bonafede di non cedere alle rivolte. Fratelli d’Italia, prima che uscisse dalle patrie galere anche un solo mafioso, avvisava con atti parlamentari che lo svuota carceri avrebbe avuto un effetto domino perverso di cui avrebbero beneficiato i mafiosi.

E’ così è accaduto: 376 mortificanti scarcerazioni di mafiosi, la più grande sconfitta dello Stato verso la criminalità organizzata. I boss mafiosi che tornano, ai domiciliari, nei loro territori per simboleggiare che rimarranno sempre i padroni incontrastati.

Ci vorranno anni per eliminare le scorie radioattive conseguenti all’infausto mandato di Bonafede.

La parabola poteva però avere un esito dignitoso, se Bonafede avesse rassegnato onorevolmente le dimissioni. Invece no!

Abbiamo anche dovuto assistere a tutto l’armamentario ponziopilatesco di Bonafede che prima scaricava le colpe sulla magistratura e successivamente sul capo del Dap Basentini, da lui stesso nominato, reo di aver assunto una circolare che era la conseguenza del suo decreto svuota carceri.

Basta? No! Non basta per la condanna all’imperitura infamia sulla tomba politica pentastellata.

E così giungiamo ad oggi.

Trenta denari, altro che Falcone e Borsellino!

Dopo una serie di minacce, con una grammatica allusiva degna dei migliori mafiosi, Renzi salva Bonafede, in cambio di…..la lista sarebbe lunghissima…

Ecco questo è proprio imperdonabile: la trattativa della maggioranza sulla lotta alla mafia che dovrebbe essere un valore assoluto!

Fa ribrezzo chi alza il prezzo, ma anche chi paga il prezzo. Il cosiddetto Guardasigilli ha fatto pagare il prezzo a tutto il Governo, ormai nelle mani di Renzi, trasformato in vero padrone del Governo. Trenta denari per salvare la poltrona di Bonafede, altro che Falcone e Borsellino…

La grammatica allusiva e minatoria di Renzi e il cedimento di Bonafede chiudono nel peggiore dei modi una vicenda vergognosa e grottesca. E rappresentando il peggior epitaffio morale sulla tomba politica dei grillini, ormai campioni stellari della peggiore partitocrazia. Quella che tratta anche sul valore assoluto della lotta alla mafia, pur di rimanere imbullonati a quelle sedie che avrebbero dovuto abolire e rinchiusi, da abusivi, in quel Parlamento che avrebbero dovuto aprire come una scatoletta di tonno.