“Sono fuori controllo”. Ora 4 grandi città rischiano la zona rossa

Torna l’incubo della zona rossa in alcune grandi città d’Italia. Gli occhi dell’esecutivo e dei governatori locali sono puntati su quattro metropoli che presto potrebbero essere sottoposte a misure più rigide e severe: si tratta di Milano (1.858 nuovi casi nelle ultime 24 ore), Genova (che deve fare i conti con il tasso di positivi più alto in rapporto ai tamponi), Napoli e Roma.

A preoccupare le ultime due città sono soprattutto i trasporti: gli assembramenti che si creano alle fermate e a bordo dei mezzi rischiano di diventare un pericolosissimo veicolo di contagio. È proprio questo il nodo che nelle ultime ore si sta affrontando sui tavoli delle discussioni: per alleggerire le strade si sta pensando di incentivare sempre più lo smart working.

L’allarme lanciato da Walter Ricciardi parla chiaro: il consulente del ministro della Salute ha confermato che alcune aree metropolitane sono”già fuori controllo dal punto di vista della sorveglianza della pandemia”, con numeri davvero troppo alti “per essere contenuti con il metodo tradizionale del testing e del tracciamento”. Ma quali potrebbero essere le nuove norme che andrebbero a colpire queste quattro città se dovessero diventare zona rossa? C’è chi pensa addirittura di arrivare a limitare tutti gli spostamenti non necessari, salvaguardando e tutelando solamente lavoro e scuola.

Le misure nelle aree arancioni

Giuseppe Conte ha invitato gli italiani a restare a casa e a muoversi solamente per vere necessità e non per attività superflue. Il presidente del Consiglio, insieme all’intero governo, sta già lavorando al prossimo Dpcm: il premier vorrebbe aspettare la prossima settimana per introdurre ulteriori restrizioni valutando l’effetto delle norme recentemente partorite, ma si fa sempre più forte la pressione di coloro che asupicano il pugno duro già entro domenica. Sostengono che il nostro Paese non può permettersi di aspettare altro tempo perché il Covid-19 corre più veloce dei decreti. Ad esempio Andrea Orlando, vicesegretario del Partito democratico, parla della forte necessità di “una stretta inevitabile” e coordinata a livello centrale, senza lasciare alle Regioni la possibilità di rispondere in diversi modi alla seconda ondata del Coronavirus.

Il termine zona rossa spaventa solo a leggerlo e a sentirlo nominare. Perché si tradurrebbe in misure davvero drastiche: nelle aree arancioni le ipotesi riguardano il blocco dei confini, i lockdown sub-provinciali e l’interruzione di attività produttive considerate maggiormente a rischio. Torna inoltre l’idea di un coprifuoco anticipato. Nel frattempo i governatori hanno già adottato delle nuove norme, che però a stretto giro potrebbero essere superate dalle decisioni del governo giallorosso. Sull’intero territorio nazionale si potrebbe provvedere alla chiusura delle sale giochi, delle palestre e dei centri commerciali nel fine settimane per evitare una grande circolazione di persone negli ambienti al chiuso.