“Solo una decisione politica…” Messe in dubbio le “zone rosse”

 

“Uno schiaffo in faccia alla Lombardia e a tutti i lombardi”. Così, il governatore Attilio Fontana ha commentato la decisione del premier Giuseppe Conte che, contro il suo parere, ha inserito la Regione tra quelle considerate nella zona rossa. Oltre alla Lombardia, sono finite tra i territori dove l’allerta è massima anche Calabria, Piemonte e Valle D’Aosta.

La decisione presa dal presidente del Consiglio è apparsa a Fontana “non solo grave, ma inaccettabile”, data l’assenza di “una motivazione valida e credibile”. I dati in base ai quali la Lombardia è stata dichiarata zona rossa, infatti, risalgono a 10 giorni fa, quando le ultime misure di contenimento non avevano ancora potuto mostrare i loro effetti: la decisione, quindi, non tiene conto “dell’attuale situazione epidemiologica”. Nessuna considerazione, quindi, per le “richieste formulare dalla Regione Lombardia ieri e oggi”. Ma, conclude Fondana, è “un modo di comportarsi che la mia gente non merita”.

La decisione di Conte non è piaciuta nemmeno a Roberto Calderoli, che in un post su Facebook ha commentato: “Vorrei tanto vedere i dati sulla base dei quali il Governo ha deciso che la Lombardia è zona rossa al massimo livello e la Campania zona gialla al minimo livello. Vorrei sapere di quando sono quei dati”. Ieri, infatti, la Campania contava 4.181 positivi, emersi sulla base di 21.684 tamponi effettuati, con un rapporto tra test e contagi pari al 19,2%, mentre in Lombardia i casi erano 7.758 su 43.716 tamponi, con una percentuale del 17,7%.

Dure anche le parole dell’onorevole Paolo Grimoldi, che ha sottolineato la qualità e l’organizzazione degli ospedali in Campania e Lombardia: da una parte, ha comunicato in una nota, ci sono “ricoverati che restano sulle ambulanze o nei corridoi affollati come parcheggi”, mentre dall’altra si possono verificare “qualità e numero dei posti a disposizione”. Eppure, fa notare Grimoldi, “la Campania con una giunta di centrosinistra è zona gialla, il livello minimo, mentre la Lombardia con una giunta di centrodestra è zona rossa, il massimo livello”, insinuando il dubbio che la decisione di Conte sia stata presa in base al colore politico delle Regioni. Inoltre, “il Governo giallorosso ha deciso di chiudere la Lombardia come zona rossa, contro il parere del governatore Attilio Fontana, senza rispetto degli enormi sforzi fatti in queste settimane dai cittadini lombardi e dal sistema produttivo lombardo”.

I numeri sulla base dei quali sono state decise le chiusure hanno lasciato perplesso anche il governatore del Piemonte, Alberto Cirio, che racconta di aver passato la notte “a rileggere i dati, regione per regione, a cercare di capire come e perché il Governo abbia deciso di usare misure così diverse per situazioni in fondo molto simili”. Non solo. A lasciare perplesso il governatore è che l’esecutivo abbia preso queste decisioni “sulla base di dati vecchi di almeno 10 giorni”, senza prendere in considerazione “il netto miglioramento dell’Rt del Piemonte”: “Voglio che mi si spieghi la logica di queste scelte- conclude- Pretendo dal Governo chiarezza”.

Richieste di spiegazioni arrivano anche da Mariastella Gelmini che, durante un intervento in aula a Montecitorio, ha invitato il ministro Speranza e il premier Conte ad andare in Parlamento e spiegare “ai lombardi, ai piemontesi, ai calabresi, ai cittadini della Valle d’Aosta, perché le loro Regioni sono zona rossa e altre non lo sono. Non ci sono cittadini di serie A e di serie B”. E aggiunge: “Se noi vogliamo rendere digeribili e comprensibili per gli italiani le scelte che sono state fatte, devono essere leggibili le ragioni che hanno portato a queste scelte. Noi non vogliamo contestarle, vogliamo conoscerle per poterle condividere”.

A confermare la presa in considerazione di numeri datati è stato anche Vittorio Demicheli, epidemiologo e membro della Cabina di regia del Ministero della Salute, che al Corriere della Sera ha spiegato: “I dati dell’ultimo monitoraggio, almeno di quello che ho in mano io come membro della Cabina di regia, si riferiscono alla settimana tra il 19 e il 25 ottobre”. L’Rt regionale considerato era di 2,01: “Così la Lombardia viene inquadrata nello scenario 4 – spiega l’esperto- quello in cui il valore è prevalentemente e significativamente maggiore di 1,5”. Ma, nonostante il miglioramento della curva in Lombardia, dove l’indice Rt sarebbe sceso dal 2,01 all’1,6, è chiaro, secondo l’epidemiologo, che “il lockdown deciso ieri dal premier Giuseppe Conte e dal ministro Roberto Speranza sia necessario. Il problema semmai è che è in ritardo di due settimane”. Ma c’è di più. Oggi, in alcune zone, la situazione sarebbe peggiorata: “Dal mio punto di vista, oggi ci sono già almeno altre 11 Regioni con gli ospedali in grave sofferenza”. Le misure restrittive di ottobre, spiega infine Demicheli, stanno iniziando a far sentire i primi risultati, “ma per rallentare davvero la curva dei contagi non sarebbero bastate”.

A preoccupare la Lombardia è anche l’aspetto economico, inevitabilmente colpito dalla chiusura della scorsa primavera e che rischia di risentire in modo importante anche delle ultime misure imposte dal Dpcm. “La Lombardia produce il 20% del Pil nazionale e, grazie al suo tessuto imprenditoriale dinamico, è in grado di esprimere i progetti più ambiziosi finanziabili con il Recovery Fund- ha commentato eurodeputato Fi-Ppe e coordinatore del movimento azzurro in Lombardia Massimiliano Salini-invece di spegnere quella che è una delle locomotive d’Europa e d’Italia, l’esecutivo dovrebbe valorizzarne il tessuto socio produttivo per rilanciare l’economia nazionale ed europea”. Ma il governo ha deciso di chiudere “in modo miope regioni cruciali come la Lombardia”, dimostrandosi “sordo alle numerose richieste di dialogo”. A detta di Salini, si tratta di segnali che dimostrano che “il governo giallorosso è nel panico, incapace di reagire con efficacia e responsabilità alla seconda ondata del virus”.

Ma la Lombardia non è l’unica Regione a rivoltarsi contro il Dpcm di Conte. Anche in Calabria, definita zona rossa come il territorio guidato da Fontana, si sono alzate voci di protesta. Il senatore di Forza Italia, Marco Siclari, ha chiesto “con urgenza al ministro della Salute Speranza di spiegare quali siano i dati presi in considerazione per inserire la Calabria nella fascia rossa”. La decisione presa dal governo, infatti, “appare assolutamente ingiustificata”, data la disponibilità dei posti letto nei punti di ricovero Covid. Siclari mette l’accento anche sulle difficoltà economiche della Regione: “Chiedo cosa intende fare per affrontare la terza ondata prevista in inverno evitando un altro lockdown. Le aziende subiscono un altro durissimo colpo senza garanzie da parte dello Stato per la loro ordinaria attività. Le famiglie non hanno più ne risorse economiche ne risparmi per dare serenità ai figli e per garantirsi l’essenziale”.

Durissime anche le parole di Francesco Cannizzaro, deputato FI, che propone di “muovere ricorso come Regione Calabria, impugnando il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri e la collegata ordinanza del Ministro Speranza, chiedendo anche un intervento ad adiuvandum di tutti i Comuni calabresi”. Della stessa idea anche il presidente facente funzione della Regione, Nino Spirlì, secondo cui “i dati dati epidemiologici, di fatto, non giustificano alcun lockdown, soprattutto se confrontati con quelli delle nostre compagne di sventura: Lombardia, Piemonte e Val d’Aosta”. Non c’è chiarezza, quindi, sui “criteri scientifici in base ai quali il Governo ha deciso la ‘vita’ o la ‘morte’ di un territorio. Perché è di questo che si tratta: un nuovo lockdown rischia di annichilire in modo definitivo una regione come la Calabria”.

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