Sicurezza, ora la polizia si ribella: “Basta accoglienza indiscriminata”
“C’è ancora molto da fare” è una frase che sta a metà tra una constatazione e un grido di allarme. Con l’aggiunta di un pizzico di rassegnazione.
L’aggressione sessuale di sabato notte a Torino non è la prima e non sarà l’ultima. E a colpire non è tanto, o non solo, che a pochi metri da una discoteca in un giorno “di punta” un uomo abbia minacciato e abusato di una 18enne. Ma anche – e soprattutto – che a farlo sia stato una persona clandestina in Italia, con una sfilza di precedenti alle spalle e ricercata per consegnargli il foglio di via. Un mix di fattori che fa infuriare chi, sulla strada, deve combattere ogni giorno con questi signori: la polizia.
Sono le 4 di notte tra sabato e domenica quando una neo-maggiorenne e un ragazzo si appartano in una delle panchine del parco del Valentino, poco distanti dalla discoteca Life. Il tempo di un bacio, forse. Lontani da occhi indiscreti ma non troppo: quella zona non è troppo sicura di notte. All’improvviso spunta un uomo corpulento, armato di un coccio di bottiglia. Li minaccia, costringe il ragazzo ad allontanarsi. Non è una rapina, le intenzioni sono rivolte alla ragazza inerme. Pochi minuti di violenza, abbastanza per lasciare la ragazza sotto choc ma non sufficienti per arrivare allo stupro. Provvidenziale l’intervento di una pattuglia della polizia già presente in zona: il ragazzo, dopo essersi allontanato, corre a chiedere aiuto alla discoteca. È un addetto alla sicurezza del Life a chiamare il 112. Sul posto gli agenti trovano la ragazza terrorizzata e con i vestiti strappati. Lui, l’aggressore, non c’è. È scappato.
La polizia lo troverà pochi minuti. Provava a nascondersi dietro ad alcuni cespugli lungo l’argine del Po. I poliziotti lo conoscono bene: nel curriculum criminale di Gueladjo Koulibaly sono già segnati episodi di violenza e resistenza a pubblico ufficiale. Era tra gli occupanti abusivi di una delle palazzine dell’ex Moi, il “villaggio dei migranti” sgomberato da poco grazie agli investimenti del Viminale. Quelle strutture erano diventate base per traffici illegali e ricettacolo di criminalità. Tra quelle ombre viveva anche Koulibaly, ormai clandestino sul territorio italiano e indirizzato di un foglio di via emesso dal questore. Gli agenti della mobile lo cercavano da tempo per consegnargli l’ordine di allontanamento, ma prima che le forze dell’ordine sgomberassero le palazzine aveva fatto perdere le sue tracce. Era diventato un fantasma. Un possibile pericolo. E così è stato.
Violento, abusivo, irregolare: la storia in Italia di Koulibaly fa pensare che la violenza di sabato notte era forse “preventivabile”. Lo pensa anche Pietro Di Lorenzo, Segretario Generale Provinciale del SIAP, sindacato maggiormente rappresentativo della Polizia di Stato. “Quello che deve far riflettere, oltre alla gravità del fatto indice di una assoluta mancanza di rispetto verso la persona, – dice al Giornale.it – è lo status del cittadino straniero arrestato, irregolare e pluripregiudicato”. Una miccia esplosiva, che alla fine è deflagrata. Lo stesso ragionamento si può trasportare in altre latitudini italiane, con decine di casi di cronaca. “Certo – ragiona Di Lorenzo – c’è necessità di investire mezzi e risorse nell’attività di riqualificazione di zone ormai abbandonate a se stesse dopo il tramonto, ma c’è anche molto da rivedere in tema di immigrazione e certezza della pena”. Perché “non è accettabile” che “si conceda accoglienza indiscriminata” e che “si continui a permettere la permanenza in Italia a chi non ha titolo”. Chi è clandestino e ha precedenti penali deve essere “tenuto in galera per un po’”. E adesso la polizia spera che almeno l’aggressione sessuale basti per garantirgli qualche tempo di permanenza dietro le sbarre.