“Siamo scesi armi in pugno”. Il racconto del carabiniere eroe ferito
Parlare col senno di poi è facile. Troppo. Ha ragione il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, a dire che il “miracolo” è stato possibile solo grazie a quei carabinieri “eccezionali” che sono riusciti a estrarre fuori dal bus i bambini prima che divampassero le fiamme.
Bisognava essere lì per capire la difficoltà dell’intervento. Poteva essere una strage, il massacro della Paullese. E se il folle gesto di un autista senegalese non ha spezzato la vita di 51 alunni delle medie, lo dobbiamo alle mani nude del militare che hanno spaccato il vetro del pullman.
A volte c’è bisogno di simboli per capire fino in fondo un fatto. Le immagini aiutano, certo. Ci sono i bambini che urlano impauriti mentre sfuggono alla morte. Ma c’è anche quello scatto (guarda qui in esclusiva) della mano ferita del carabiniere. È questo forse il vero emblema della giornata di terrore.
La benda copre i tagli rimediati questa mattina dal militare della stazione dell’Arma di Segrate. Sono le 11.50 quando al 112 arriva la chiamata di un ragazzino delle medie a bordo di un bus delle Autoguidovie: l’autista, un senegalese, li ha sequestrati e minaccia di dare fuoco al mezzo con una tanica di benzina e un accendino. “Vado a fare una strage a Linate”, urla Osseynou Sy agli studenti. “Devono fermarsi i morti nel Mediterraneo”. I carabinieri raggiungono il bus e lo bloccano all’altezza dello svincolo di Peschiera Borromeo. L’autista forza il blocco, trascina la gazzella per diversi metri. Poi si blocca. I militari tamponati scendono dall’auto, spaccano il vetro posteriore del bus e traggono in salvo i 52 studenti. È un gesto eroico.
I carabinieri disarmano il senegalese mentre minaccia di uccidere due alunni presi ad ostaggio. La procura gli contesterà l’aggravante di terrorismo. Alla fine, 12 studenti con un principio di intossicazione sono stati medicati all’ospedale di San Donato. In corsia anche due adulti, di cui uno in codice giallo. Tra i feriti ci sono anche tre carabinieri, oltre al militare ferito alla mano. A chi lo ha raggiunto in ospedale, il carabiniere confida di aver provato molta “tensione”. Non sono stati momenti facili. “Quando l’autobus ha trascinato l’auto di servizio eravamo dentro”, racconta ai colleghi. “Siamo scesi con le pistole in mano, ma abbiamo deciso di non utilizzarle perché abbiamo visto una marea di bambini”. Il sangue freddo gli ha permesso, con invidiabile lucidità, di evitare “una strage”. E non è cosa da poco.
Fonte: http://www.ilgiornale.it/