Sfogo dello zio di Silvia Romano: ​”Vuole tornare in Africa? Le brucio il passaporto”

Continua a generare discussione la vicenda della liberazione di Silvia Romano, in particolar modo ciò che si può celare dietro il cambiamento e la sua conversione.

Una conversione definita spontanea dalla stessa cooperante milanese, tornata in Italia col nome Aisha: tuttavia a non credere a questa versione dei fatti è lo stesso zio della 24enne, Alberto Fumagalli. Questi, raggiunto telefonicamente dalla trasmissione di Rai Uno “La vita in diretta”, ha fornito la propria testimonianza e raccontato le prime impressioni registrate dopo il rientro della nipote nel nostro Paese.

“L’importante è che è viva, sana e salva”, dice l’uomo parlando della sua liberazione e delle sofferenze che può aver patito la ragazza durante il periodo di prigionia. Ciò si lega indissolubilmente con il pensiero che anche la conversione all’Islam sia stata tutt’altro che una scelta spontanea, come riferito dalla stessa 24enne, e probabilmente motivata dalle forti pressioni ricevute. “Lei è stata inquadrata, addestrata. Le hanno lavato il cervello quelli, che sono degli esperti”, afferma infatti Fumagalli, che non esclude l’utilizzo anche di sostanze stupefacenti da parte dei carcerieri della nipote come mezzo per piegarne la volontà. “Le avranno dato anche delle droghe, l’avranno drogata”.

Da escludere, dunque, la conversione spontanea, e purtroppo anche l’idea che la giovane possa mai più tornare com’era un tempo, dato il suo radicale cambiamento. “Avendola sentita, le dico anche che non parla più nello stesso modo di prima”, dice Fumagalli parlando alla giornalista. “Non è lei che vuole farsi chiamare Aisha. Questo non l’ha mai detto. Di certo non tornerà più la Silvia che era”, aggiunge con profonda amarezza.

Un altro dubbio che l’intervistatrice vuole chiarire, e di cui chiede conto allo zio della cooperante milanese, è quello relativo all’ipotesi che la stessa potesse essere incinta. All’arrivo a Ciampino, infatti, in tanti hanno notato che Silvia Romano portava spesso le mani verso la pancia per accarezzarla. Un gesto che le donne sono solite compiere, a volte anche in modo inconsapevole, durante il periodo della gravidanza. “No, non lo è. Non è incinta”, dice convinto l’uomo in risposta alla precisa domanda, parlando poi anche del periodo della prigionia vissuto dalla famiglia della 24enne: “Quest’anno e mezzo è stato un film dell’orrore”.

Talmente forte da vivere che l’ipotesi di un ritorno della ragazza in Africa, ventilato dalla stessa secondo alcune indiscrezioni, è assolutamente da escludere. “Nessuno la farà tornare in Africa”, replica duramente e con convinzione lo zio di Silvia Romano. “Il passaporto glielo brucio io, poi vediamo se torna in Africa”, conclude.