Sbarchi, la Sea Watch contro la Ue: “Criminali come nell’Olocausto”
“Ci stiamo macchiando di crimini pazzeschi, che ricordano l’olocausto”. Ai microfoni di Circo Massimo su Radio Capital la portavoce della Sea Watch, Giorgia Linardi, sferra un attacco violentissimo contro l’Unione europea, che ha prorogato la missione Sophia senza però mettere in mare le navi, e più in generale tutti quegli stati che hanno deciso di non accogliere più in modo indiscriminato tutti gli immigrati che si mettono in mare alla volta del Vecchio Continente.
“È grave che si pensi di pattugliare il Mediterraneo solo con gli aerei, per fare cosa? Per vedere le persone affogare in mare?”.
Nella lunga intervista a Radio Capital la Linardi si vede costretta ad ammettere che, dopo aver sbarrato la strada alle Ong nel Mar Mediterraneo, le partenze sono diminuite e con loro anche i morti in mare. Tuttavia, la portavoce sposta il problema sulla Libia accusandola di nascondere i decessi lungo le coste del Nord Africa. “Tutte le persone che non contiamo di qua – commenta – probabilmente stanno soffrendo in Libia”. E usa le parole di papa Francesco per chiedere che le Ong tornino a operare nel mar Mediterraneo. “Non è la prima volta che il Papa si espone, speriamo questo porti a riflettere”, osserva la portavoce della Sea Watch. “Quello che noi percepiamo è che dia fastidio la presenza in mare di navi di organizzazioni civili e quindi persone non ricattabili, testimoni scomodi, perché possiamo testimoniare un sistema in atto proposto come soluzione dall’Europa che invece incrementa gli abusi sulle persone intercettate da parte della Libia. Sappiamo cosa succede ai migranti riportati in Libia”.
Riguardo la petroliera turca, che è stata dirottata dagli immigrati che aveva appena salvato e che on volevano tornare in Libia, la Linardi si schiera con i violenti. “È un chiaro segno di quello che siamo arrivati a vivere – rileva – nei salvataggi di cui sono stata testimone ho visto persone che si sono buttate in mare preferendo affogare piuttosto che tornare in Libia”. Quindi non manca di attaccare anche il ministro dell’Interno Matteo Salvini che ora rischia di finire nuovamente indagato proprio per la Sea Watch. “Fa riflettere che sia aperta una indagine contro ignoti – spiega – nei giorni in cui eravamo bloccati in porto avevamo chiara la percezione che i rappresentati delle istituzioni locali non erano libere di prendere decisioni, era evidente che ci fossero ordini superiori”. “Intanto – conclude – abbiamo fatto un ricorso alla corte europea dei diritti dell’uomo, per noi quelle persone sono state tenute in ostaggio deliberatamente, per noi la situazione è chiara. Ci dà speranza il fatto che la magistratura voglia indagare su queste condotte”.