Salvini e Montesano in piazza Montecitorio per chiedere a Di Maio la liberazione di Chico Forti

Incontro in piazza tra Matteo Salvini ed Enrico Montesano. Occasione la manifestazione di fronte alla Camera, di solidarietà a Chico Forti, italiano detenuto negli Usa. L’attore ha ringraziato il leader della Lega: “Speravo ci fosse anche Zingaretti, ma intanto le dico grazie per la sua presenza”. “Chissà, magari arriva anche lui”. Montesano era senza mascherina, al contrario del leader della Lega, protetto da una mascherina colorata.

Chi è Chico Forti

Chico Forti, ex velista e produttore televisivo italiano che negli anni ‘90 si era trasferito a Mico è in carcere negli Stati Uniti, dove sta scontando l’ergastolo con l’accusa di omicidio. Una vicenda contraddittoria, la sua, segnata da possibili errori giudiziari e dal protagonista che si proclama, da anni, innocente. Fortisi era trasferito in Florida negli anni Novanta e qui aveva iniziato ad investire nel settore immobiliare e altre attività, incontrando la sua nuova compagna, dalla quale ha avuto 3 figli. Nella notte del 15 febbraio del 1998 l’imprenditore italiano fu accusato dell’omicidio di Dale Pike, il figlio del proprietario di una discoteca che Forti stava acquistando.

Dell’italiano all’ergastolo si dovrebbe interessare Di Maio

Il dossier legato alla vicenda giudiziaria di Chico Forti era stato l centro del confronto di qualche giorno fa, a Roma, tra il ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, e il segretario di Stato Usa, Mike Pompeo. A quanto pare il titolare della Farnesina avrebbe sollecitato le autorità statunitensi sulla vicenda, al momento senza risultati.

La lettera di Montesano all’amico

Nel luglio scorso, Enrico Montesano, nel corso di un’altra manifestazione in sostegno di Chico Forti, aveva pubblicato una lunga lettera aperta sui social: “Caro Enrico Chico, chissà perché, ora, dopo giorni di riflessioni di indecisione di ripensamenti sul come darti una adeguata risposta, cosa che mi fa essere in fallo per questo deplorevole ritardo, ora dicevo, che ti scrivo, la prima cosa che mi viene in mente è che a me a casa mi chiamavano Chicco. Un diminutivo quasi uguale al tuo. Solo con una C in più Ma si sa noi romani raddoppiamo tutto. “Carcamo la mano” come si dice. Chico è più etereo. Ecco questa sciocchezzuola mi ha dato la spinta per iniziare a scriverti. Volevo dire cose non sciocche ad un uomo che ha vissuto e vive una prova importante dura, impegnativa, un uomo al quale qualsiasi cosa si possa dire è poco o nulla rispetto alla prova che vive che ha vissuto e sta affrontando.Non riesco ad immaginare quali forze hai trovato in te, con grande rispetto ed ammirazione cerco di capire quali analisi profonde hai elaborato. Quanta profondità di pensiero, quanta filosofia occorre per trovare consolazione, quanta esperienza, quanta saggezza hai maturato. Per questo mi sento inadeguato. Qualunque cosa mi sembrerebbe banale. Posso solo dire che la tua lettera mi ha colpito e commosso…”.