Salvini alla sbarra per Carola E lui la sfida: “Ci vedremo…”

Altro processo in arrivo per il segretario della Lega Matteo Salvini. Questa volta il procedimento dovrebbe riguardare la denuncia per diffamazione presentata nel 2019 da Carola Rackete, capitano della Sea Watch 3 nel momento in cui la nave dell’omonima Ong tedesca ha speronato una motovedetta della Guardia di Finanza a Lampedusa.

Appena pochi giorni fa per un’indagine molto simile nei confronti di Salvini l’esito era stato ben diverso. I giudici del tribunale di Roma lo scorso 11 gennaio hanno infatti archiviato la posizione dell’ex ministro dell’Interno a riguardo della denuncia, sempre per diffamazione, presentata nei suoi confronti da Luca Casarini, capomissione della Mare Jonio.

Così come si è appreso dalle pagine del quotidiano Domani, la procura di Milano ha spedito al numero uno del carroccio il decreto di citazione diretta a giudizio. Vuol dire che Salvini andrà direttamente a processo, senza passare per l’udienza preliminare.

Tutto è nato dal caso Sea Watch, nel giugno del 2019. Si era appena all’inizio di un’estate contraddistinta dal braccio di ferro tra l’allora titolare del Viminale Matteo Salvini, in quel momento anche vice premier del governo Conte I, e le Ong. La tedesca Sea Watch, con la nave Sea Watch 3, ha lanciato il guanto di sfida in quel mese di giugno stazionando per diversi giorni nei pressi delle acque territoriali italiane, non lontano da Lampedusa.

Il ministero dell’Interno più volte in quel caso ha ribadito il divieto di ingresso. Il capitano Carola Rackete tuttavia il 29 giugno ha deciso di attuare un’azione di forza, speronando una motovedetta della Guardia Costiera posta all’ingresso del porto di Lampedusa. Matteo Salvini, rivolgendosi alla ragazza tedesca, ha definito la sua condotta criminale.

Da qui la decisione di Carola Rackete di denunciare per diffamazione l’ex ministro. Nel mirino dei legali della ragazza tedesca, anche le esternazioni su Facebook del 26 giugno 2019 dello stesso Matteo Salvini: “Chi se ne frega delle regole ne risponde – aveva dichiarato il segretario leghista in una diretta social in quella giornata – lo dico anche a quella sbruffoncella della comandante della Sea Watch che fa politica sulla pelle degli immigrati… pagata non si sa da chi”.

Oltre alla diffamazione, Carola Rackete ha paventato la possibilità di una vera e propria istigazione a delinquere attuata nei suoi confronti dall’allora capo del Viminale. All’inizio del 2020 i giudici di Milano hanno chiuso l’indagine, archiviando l’accusa di istigazione. Ma quella relativa alla diffamazione invece a breve dovrebbe prevedere il rinvio a giudizio. A confermarlo è stato su Twitter lo stesso Salvini: “Mentre milioni di Italiani vivono fra difficoltà, incertezze e paura – ha scritto il leader leghista – per qualcuno l’importante è preparare altri processi contro di me. Non vedo l’ora di incontrare la simpatica speronatrice tedesca”.

 

Per il segretario della Lega si tratterà del terzo processo nei suoi riguardi per attività poste in essere durante i suoi 14 mesi come ministro. Ad ottobre a Catania è partito il procedimento per il caso Gregoretti, pochi giorni fa a Palermo si è tenuta la prima udienza preliminare del processo sul caso Open Arms.

Per quanto riguarda Carola Rackete invece, a gennaio la Cassazione ha stabilito che la ragazza non andava arrestata rispondendo al ricorso attuato dalla procura di Agrigento contro la scarcerazione, decretata dal Gup della città siciliana poco più di 48 ore dopo lo speronamento di Lampedusa. Per il fascicolo aperto contro di lei a febbraio sempre ad Agrigento sono stati chiesti mesi di supplemento per l’indagine, ufficialmente non ancora conclusa.