Rosy Bindi: “Ho fatto il Cammino di Santiago e ora sono ritornata alle radici…”

 

Nel giorno del suo 70esimo compleanno, Rosy Bindi si è concessa una lunga intervista con il quotidiano La Repubblica per parlare della sua nuova vita.

Lontana dalla politica da ormai diversi anni, l’ex ministro della Sanità ed ex presidente del Partito democratico, nonché ex vicepresidente della Camera dei deputati, vive oggi un’esistenza più spirituale. Non le pesa l’etichetta di “ex” e dice di aver ritrovato un nuovo equilibrio. In politica ha sempre giocato un ruolo di primo piano, non è mai stata moderata nelle sue azioni ed è stata una delle donne più divisive dell’ambiente tra gli anni Novanta e i primi Duemila. O si era contro o si era con lei, non una via di mezzo e non sentimenti tiepidi.

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“Non esiste una vita vuota e una piena. Ogni periodo della nostra esistenza ha la sua storia. A me non è mancato niente ieri e sono molto contenta di quel che ho oggi”, ha detto Rosy Bindi al quotidiano. Il suo compleanno, che cade oggi 12 febbraio, per lei non è solo l’occasione per celebrare il suo genetliaco ma anche per ricordare il suo maestro Vittorio Bachelet, assassinato proprio il 12 febbraio del 1980. Rosy Bindi oggi non pensa più alla sua vita tra i Palazzi romani e per spiegare quale sia la sua filosofia di vita cita lo scrittore Andrea Camilleri: “Alla politica ho dato e ricevuto tanto. Però Camilleri, quando scriveva che non siamo contemporanei a tutte le epoche, diceva il giusto”. Ha cavalcato l’onda finché c’è stata e poi si è fatta da parte, per ritrovarsi in una dimensione nuova, doversa dal capitolo politico ormai, per lei, definitivamente chiuso.

“La passione è il dono meraviglioso della politica. Ma poi viene il tempo in cui hai bisogno di tornare alle radici dell’esistenza”, ha detto Rosy Bindi a La Repubblica, raccontando di aver effettuato anche il Cammino di Santiago di Compostela: “Ho scelto il tratto più breve, solo 120 chilometri però in cinque giorni. Non male”. Lontana dalla politica ma non da quello che per tantissimi anni è stato il suo mondo, nonostante la pandemia che la costringe a frenare i suoi ritmi, un po’ come tutti: “Gli incontri col mio universo di riferimento, il mondo cattolico, l’antimafia, le scuole, sono sempre in agenda e tenuti da remoto. Ora sarà Mario Draghi a portarci fuori dalla pandemia”.

Inevitabile nel corso dell’intervista il passaggio sul presidente del Consiglio incaricato, sul quale Rosy Bindi ha le idee molto chiare: “Stimo la persona e credo anch’ io che sia l’uomo giusto. Ma mi lasci dire due cose. Avrei dato un’altra possibilità a Giuseppe Conte. Se è vero che qualche carenza c’è stata, è indubitabile che contro di lui si è scatenata la guerra”. Rosy Bindi punta il dito contro Matteo Renzi, che ha conosciuto nelle sue ultime fasi di politica attiva: “Mi incuriosisce il fatto che Matteo Renzi oggi riesca a dire, abbastanza impunemente, di aver aperto la strada a Draghi. Lui l’ha chiusa a Conte. Il suo obiettivo era Conte. Stop. E per raggiungerlo ha fatto rischiare l’osso del collo all’Italia”.

Ma Rosy Bindi non risparmia nemmeno il suo ex partito, quel Partito democratico che ha contribuito a fondare: “Non è venuto su come si sperava. Non ha identità, vitalità, carattere, presenza. Bisogna avere l’umiltà di ammetterlo. Di tracciare un punto e dire: ricominciamo daccapo. C’è bisogno di trovare nella società nuove idee e nuove persone, raccogliere la spinta che ora sembra mancare”. L’ex presidente del Pd non si riconosce più in quel partito e lo dichiara senza mezzi termini: “Io non ho rinnovato la tessera, non lo sento più mio”.

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