Referendum, Elly Schlein riscrive la realtà: “Abbiamo preso più voti di Meloni”

Il dato è sotto gli occhi di tutti: solo il 30% degli aventi diritto si è recato alle urne, e nessun quesito ha raggiunto il quorum. Un risultato che, di per sé, rappresenta una sconfitta per chi sperava in una partecipazione più ampia e in un dibattito politico più vivo. Tuttavia, la segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha deciso di interpretare la situazione in modo diametralmente opposto, rivendicando un risultato che, secondo lei, rappresenta comunque un successo politico.

Schlein: “Più voti della destra”

In dichiarazioni pubbliche, Schlein ha esordito ringraziando le oltre 14 milioni di cittadini che sono andati alle urne, rivendicando con orgoglio il risultato. “Peccato per il mancato quorum, ma era giusto impegnarsi su questi temi al fianco dei promotori, senza ambiguità”, ha affermato. La frase che ha acceso le polemiche, tuttavia, è arrivata quando ha sostenuto che “per questi referendum hanno votato più elettori di quelli che hanno votato la destra mandando Meloni al governo nel 2022”. Una narrazione sorprendente, che ha suscitato reazioni contrastanti.

Una strategia comunicativa spiazzante

Schlein ha cercato di trasformare quella che appare come una sconfitta in un messaggio di forza e di resistenza politica. Secondo la segretaria del Pd, mentre la destra esulta per la bassa affluenza, la sinistra può essere orgogliosa dei 14 milioni di cittadini che sono andati alle urne. Tuttavia, questa interpretazione rischia di allontanare ulteriormente l’elettorato, alimentando un senso di distacco tra le parole e la realtà dei numeri.

Le voci critiche e le richieste di cambiamento

Anche tra i leader di altri schieramenti si levano voci critiche. Maurizio Landini, segretario della CGIL, ha denunciato “una crisi profonda della democrazia rappresentativa” e ha chiesto di rivedere il sistema del quorum, suggerendo che, se non si riesce a vincere, forse è il caso di riscrivere le regole. Un messaggio che mette in discussione il funzionamento stesso del sistema democratico, e che alimenta il dibattito sulla legittimità dei referendum.

Il futuro del Pd e la linea di Schlein

Schlein ha promesso di tornare più forte, affermando che “l’alternativa esiste” e che continueranno a lottare per migliorare le condizioni delle persone dimenticate dal governo. Tuttavia, il suo discorso, ricco di buoni propositi, non riesce a cancellare la delusione per il risultato mancato. Anche i leader di Alleanza Verdi e Sinistra, Bonelli e Fratoianni, hanno sottolineato che, sebbene il quorum non sia stato raggiunto, i oltre 13 milioni di Sì rappresentano un messaggio forte, più forte del consenso di Giorgia Meloni.

Reazioni e riflessioni

L’uscita di Schlein ha suscitato reazioni sconcertate anche tra i simpatizzanti del Pd. Il paragone con i numeri delle elezioni politiche del 2022 appare forzato, e molti si chiedono perché non si ammetta il passo falso con umiltà, preferendo invece una narrazione che rischia di sembrare scollegata dalla realtà. In politica, come si sa, la percezione può essere tutto, e raccontare un fallimento come una vittoria potrebbe allontanare ulteriormente quei cittadini che cercano trasparenza e autocritica.

Conclusioni

La domanda che rimane aperta è se questa strategia comunicativa, volta a dipingere un quadro positivo, possa davvero pagare nel lungo termine o si rivelerà un boomerang.