Rai, Fazio è nel mirino: stangata sul compenso

 

La Rai è passata dalle parole ai fatti e ha già approvato una prima stretta sui contratti. Nei giorni scorsi, il consigliere di amministrazione Riccardo Laganà avevao espresso all’Adnkronos la sua intenzione di rivedere le politiche contrattuali interne per adattarle al momento di forte crisi causato dall’emergenza economica derivante dal lockdown.

A far saltare sulla sedia il consigliere erano state le voci circa un avvio di trattativa per il rinnovo di Fabio Fazio, il cui contratto (milionario) in essere ha ancora un anno di validità.

Laganà aveva parlato della possibilità di “rinegoziazione nelle ipotesi di ‘eccessiva onerosità sopravvenuta’ e per fattori non preventivabili, come la crisi economica e sanitaria in corso”. Proprio in relazione al caso specifico di Fabio Fazio, Riccardo Laganà si era espresso con decisione e aveva reso pubbliche le sue riserve sulle presunte trattative in corso con il conduttore: “L’ipotesi di rinegoziazione del contratto del collaboratore Fazio, con un anno di anticipo rispetto alla naturale scadenza, appare quantomeno indelicata nei riguardi anche di tutte le lavoratrici e dei lavoratori dello spettacolo, arti, cultura e dell’audiovisivo, nonché per tutto l’indotto in gravi difficoltà”. Le parole del consigliere non erano passate inosservate, tanto che anche Fabrizio Salini, in un momento successivo, si era detto pronto a ridurre i compensi Rai. La riduzione di cachet e budget è un punto cruciale per l’azienda e lo dimostra lo slittamento della presentazione dei palinsesti, prevista in origine per il prossimo 1 luglio. Troppi punti da discutere e da rivedere, prima di presentare la proposta Rai del prossimo autunno.

Una decisione, però, è già stata presa nel Cda Rai ed è quella che il Fatto Quotidiano chiama “norma anti-Fabio Fazio”. Nelle scorse ore, facendo seguito alle parole di Riccardo Laganà, l’azienda ha deciso che dal prossimo anno non sarà più possibile l’accoppiata conduttori-produttori. Questa decisione verrà illustrata con chiarezza nel Cda di oggi da parte di Fabrizio Salini ma è chiaro l’intento dell’azienda di abbassare i costi, tagliando quelli non necessari. Il collegamento tra Fabio Fazio e questa decisione è immediato. Il conduttore di Che tempo che fa percepisce dalla Rai un cachet artistico di 2,2 milioni annuali. A questo compenso si aggiunge il riconoscimento economico che la Rai versa a L’Officina, di cui Fazio è socio per metà, per la produzione del programma.

L’Officina è nata nel 2017, quando Fabio Fazio e la Rai stavano discutendo il passaggio di Che tempo che fa su Rai1. Come ricostruito in un dettagliato articolo de Il Sole 24 ore dello scorso 30 novembre, la holding è stata costituita con un capitale iniziale di 100 mila euro. Stando a quanto riferito dal quotidiano economico, la Rai avrebbe versato a L’Officina 10,64 milioni di euro all’anno per l’appalto del programma Che tempo che fa, per un totale di 64 puntate stagionali, per la stagione 2017-2018. L’anno successivo il riconoscimento economico sarebbe sceso a 9,6 milioni di euro. All’interno di questa somma sarebbero compresi poco più di 700 mila euro per i diritti del format, che spettano a Fabio Fazio. Al compenso che la Rai versa annualmente a L’Officina, vanno aggiunti altri costi che sono direttamente spettanti alla Rai, per un totale di 5,4 milioni di euro. In questa cifra sono compresi i costi di scenografia, regia, redazione, acquisizione materiale multimediale. E ancora, costumeria, trucco e parrucco, riprese, esterne. Il Sole ha calcolato che ogni puntata della stagione 2018-2019 sarebbe costata alla Rai mediamente 410mila euro per oguna delle 32 puntate di prima serata e poco più di 160mila euro per quelle di seconda serata. L’appalto con la Rai avrebbe fatto salire i ricavi de L’Officina da 3,83 milioni a 11,05 milioni nel 2018.

L’altro punto che verrà oggi illustrato da Fabrizio Salini nel corso del Cda riguarda la gestione dei cast artistici delle produzioni. La Rai avrebbe assimilato la delibera della Vigilanza e di Agcom, secondo la quale è stato fissato al 30% del totale del numero di artisti, il tetto massimo di assistiti che un agente può far partecipare in un singolo programma. Inoltre, proprio per garantire il massimo della correttezza e della trasparenza, pare che un agente non potrà più seguire gli interessi degli artisti e, contemporaneamente, produrre i programmi.

ilgiornale.it