Quegli strani arresti: l’inchiesta su Legnano non si regge in piedi

Una gara truccata per fare vincere un amico: peccato che l’amico alla gara non abbia mai neanche partecipato.

Un’altra gara truccata per far vincere il prescelto: che però a quel posto era l’unico aspirante. Una terza gara alterata per far vincere un candidato rimasto sconosciuto, e di cui nelle intercettazioni la cosa più grave che si dice è che «è bravissimo».

Eccoli, riletti a mente fredda, i capi d’accusa della operazione che giovedì fa ha colpito Legnano, la città-simbolo del Carroccio, mandandone agli arresti domiciliari il sindaco Gianbattista Fratus e in galera il vicesindaco Maurizio Cozzi. Annunciata con spolvero di telecamere dalla Procura di Busto Arsizio, l’operazione «Piazza Pulita» ha fatto irruzione nella campagna elettorale a ridosso del voto: clamore inevitabile, è la prima volta che un sindaco della Lega viene arrestato. Ma l’ordinanza di custodia, depurata dalle ipotesi, dai «verosimilmente», dalle valutazioni morali a casaccio, lascia alcuni dubbi aperti. Perché più di aiutare Tizio o Caio, i politici di Legnano sembrano – dalle stesse intercettazioni depositate agli atti – preoccuparsi soprattutto di far funzionare le cose.

CHI SE NE FREGA SE È DEL PD
È il passaggio forse più significativo delle intercettazioni. Si parla della nomina del nuovo direttore generale dell’Amga, una importante municipalizzata. Il vicesindaco Maurizio Cozzi parla con Chiara Lazzarini, coordinatrice di Forza Italia, dei possibili candidati: e già lì si capisce che non c’è un vincitore designato: «Prova a sentire anche questo qui che così magari poi fissiamo di incontrarli a fine settimana, questi qua sono i primi due che mi sono venuti in mente». Tra i nomi possibili, quello di un candidato di Alessandria che i pm non sono riusciti a identificare, e che pare avere un ottimo profilo, «ha esperienze più diffuse, anche nella gestione di cose complicate», ma non piace ad un assessore. Dice la Lazzarini: «Alpoggio è arrivato e ha detto assolutamente quello lì no, è uno del Pd, è un massone, è uno che non va bene perché mi sono informato io». E Cozzi: «Ma che cazzo c’entra se è uno è del Pd o non è del Pd. Se uno è capace….».

LO STIPENDIO DIMEZZATO
Da coprire c’è anche il posto di direttore generale del Comune. Intercettazione della Lazzarini: «Vogliamo una persona superpreparata, soprattutto nelle partecipate e nel personale». Viene individuato un candidato, Enrico Barbarese, che però fa presente di essere incompatibile per qualche mese, essendo commissario liquidatore di una società, e per risolvere il problema si offre di lavorare a mezzo stipendio: «Per tre quattro mesi io mi prendo il 50 per cento dello stipendio ma non mi importa, formalmente un part-time che tanto io non ho orario, rinuncio al 50 per cento della retribuzione quindi il Comune non ha nessun problema di tipo erariale». Anche questo per la Procura di Busto diventa un elemento di accusa.

IL PERICOLOSO CRIMINALE
Il sindaco Fratus viene accusato di avere nominato Barbarese «nonostante fosse gravato da pendenze penali». In realtà dagli atti emerge che contro Barbarese c’è solo una denuncia mai sfociata in una condanna neanche in primo grado.

LA FIRMA ANTICIPATA
Fratus viene accusato di avere firmato troppo in fretta la nomina del nuovo direttore generale. Ma il candidato era uno solo (gli altri erano inammissibili) quindi l’esito era scontato.

LA CIFRA IRRISORIA
La prima accusa a Cozzi è di avere truccato a gara per una consulenza per affidarla a commercialista Gabriele Abba. Ma Abba non presenta neppure la domanda per partecipare alla gara, perché il compenso è di appena ottomila euro all’anno: «È una cifra irrisoria, per me non si presenta nessuno», dice Abba..

IL POSTO PER LA FIGLIA
In cambio dell’appoggio al ballottaggio, Fratus dà un posto in un consiglio d’amministrazione alla figlia del candidato dell’Udc. È l’unico capo d’accusa che appare solido. Ma è l’unica accusa per cui la Procura non ha chiesto l’arresto.