Quarantene violate e positivi: bomba Covid nel campo rom che doveva esser sgomberato

 

Doveva essere sgomberata a metà gennaio l’area F del campo rom di Castel Romano. Il blitz è “imminente”, assicuravano dal Campidoglio qualche settimana fa.

Ma i buoni propositi sono rimasti lettera morta, e così centinaia di persone hanno continuato la propria vita nel campo rom sequestrato dove non c’è acqua corrente né elettricità, e dove topi grandi come gatti fanno avanti e indietro tra le baracche.

Le condizioni igieniche all’interno del campo sono disastrose. È per questo che nei mesi scorsi, dopo una serie infinita di roghi tossici, la Asl aveva chiesto lo sgombero di almeno una parte della baraccopoli, quella più malconcia. Ci eravamo stati con le nostre telecamere un paio di settimane fa. “Vedi quello, ha il Covid e gira senza mascherina”, ci diceva un rom di origine serba, indicando un ragazzo appena rientrato al campo con la sua auto. “Qui nessuno la indossa, prima o poi ci ammaleremo tutti”, continuava.

Lì per lì non abbiamo dato peso alle sue parole. Le abbiamo prese come semplici illazioni, difficili da dimostrare. E invece a distanza di due settimane il campo nomadi più grande d’Italia si è trasformato in un lazzaretto. Nelle scorse ore si era sparsa la voce che il virus avesse già fatto una vittima. Un uomo di 47 anni morto all’interno dell’accampamento.

Incubo Covid nel campo, positivi 12 rom

Da qui è partita l’indagine epidemiologica. Successivamente, però, l’Unità di crisi del Lazio ha smentito che ci siano stati decessi collegati al Covid nel campo. “La Asl Roma 2 – fa sapere la Regione – ha eseguito uno screening nell’insediamento di Castel Romano. Sono state circa 300 le persone testate e di queste 12 sono risultate positive. I casi positivi fanno riferimento a un unico nucleo familiare e il caso indice potrebbe essere il capo famiglia. I casi sono stati isolati e la Asl Roma 2 sta eseguendo l’indagine epidemiologica”.

“Qui stiamo tutti bene, i positivi sono pochi e comunque già isolati. Oggi hanno iniziato a controllarli con tamponi e tutto il resto”, ha detto all’Adnkronos Kasim Cizmic, portavoce dei nomadi che vivono nell’insediamento della via Pontina. “I pochi positivi – ha aggiunto – sono tutti nelle loro case e ci devono restare 14 giorni, ma stanno bene”. “Tra l’altro hanno fatto i tamponi anche a tutti i familiari del morto e sono risultati negativi”, continua il referente della comunità. L’uomo, racconta, sarebbe morto per problemi al fegato e ai reni che si portava dietro da un po’.

In questo agglomerato di baracche e roulotte, però, contenere il virus è una sfida non da poco. L’unico presidio è rappresentato dagli uomini della polizia locale che controllano gli accessi. Ora, secondo il sindacato Sulpl, saranno loro a doversi occupare anche di vigilare sulle violazioni della quarantena da parte dei soggetti posti in isolamento. Ma il villaggio è sterminato e controllare i movimenti di tutti è un’impresa ardua. Per questo non si esclude l’ipotesi che il Campidoglio possa decidere di far scattare la zona rossa. Sono tantissimi, infatti, i bambini che vivono all’interno e frequentano le scuole elementari e medie della zona.

Il centrodestra all’attacco: “Serve la zona rossa”

In attesa che la sindaca, Virginia Raggi, prenda una decisione, una soluzione di questo tipo viene invocata da Fratelli d’Italia. Secondo il consigliere regionale Chiara Colosimo, e il dirigente del partito Federico Rocca, ci sarebbero delle immagini che testimoniano come gli “operatori della Asl” fossero “arrivati in massa nell’accampamento sulla Pontina per effettuare dei tamponi ai residenti” già lo scorso 3 febbraio. “È probabile – attaccano – che Roma Capitale fosse stata informata della situazione e non ha fatto nulla per far si che degenerasse”.

 

Sulla questione è intervenuta anche la leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, invocando lo sgombero del campo, mentre il vicepresidente della Camera, Fabio Rampelli, dello stesso partito, ha annunciato che depositerà un’interrogazione in Parlamento sui rischi sanitari che provengono dalle baraccopoli. Un’interpellanza è stata presentata anche dal senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, che si rivolge al ministro Roberto Speranza per chiedere “quali provvedimenti saranno attuati per garantire il rispetto delle norme in tema di tracciamento, quarantena ed isolamento all’interno del campo”.

Polemiche anche dalla Lega che parla di “Caporetto del M5S”. “Ha dimostrato tutta la sua incompetenza nel gestire i campi nomadi e nel garantire la sicurezza dei cittadini romani”, attacca l’europarlamentare Simona Baldassarre.

La sinistra minimizza: “Non c’è nessun focolaio”
Ma la capogruppo della Lista Zingaretti alla Regione Lazio, Marta Bonafoni, ribatte: “Non c’è nessun focolaio nel campo di Castel Romano, c’è solo una famiglia infettata, isolata, ben seguita dalla Asl di riferimento e dalla comunità di Sant’Egidio, mentre la persona deceduta aveva una serie di malattie pregresse importanti”.

“Non c’è nessun focolaio nel campo di Castel Romano, c’è solo una famiglia infettata, isolata, ben seguita dalla Asl di riferimento e dalla comunità di Sant’Egidio, mentre la persona deceduta aveva una serie di malattie pregresse importanti”.

 

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