Prevost allontana i simboli di Papa Francesco: le prime scelte da nuovo Papa
Il nuovo pontificato è iniziato con una nota alta. Leone XIV, al secolo Robert Prevost, sembra aver già trovato la sua chiave di volta: un equilibrio tra la solennità della tradizione e la vicinanza al popolo, condito da una personalità che si manifesta attraverso gesti significativi e una chiara volontà di lasciare il segno.
La prima mossa, che ha subito catturato l’attenzione, è stata l’intonazione del Regina Coeli dalla Loggia delle Benedizioni. Un momento di preghiera corale, guidato dalla voce ferma e partecipata del Papa, che ha coinvolto la folla presente in Piazza San Pietro, creando un’atmosfera di intensa emozione. “Chi canta prega due volte”, ricordava Sant’Agostino, e Leone XIV sembra aver preso a cuore questo motto, dimostrando una sicurezza e una padronanza del ruolo ben diversa dalla sua prima apparizione.
La scelta di rimanere temporaneamente al Palazzo di Propaganda Fide, in attesa della ristrutturazione dell’appartamento papale, è un segnale importante. Un ritorno al cuore del Vaticano, dove nessun Papa risiedeva dai tempi di Benedetto XVI, che contrasta con la sobrietà di Casa Santa Marta, preferita da Papa Francesco. Prevost sembra puntare su una Chiesa visibile, ordinata e solenne, ma senza mai perdere il contatto con la gente.
Il nuovo Pontefice ha già delineato le linee guida del suo stile papale. Ha mantenuto la mozzetta rossa, la stola dorata e la cotta di pizzo, dimostrando un’eleganza sobria, quasi classica, ma bilanciata da segni di semplicità, come le scarpe nere comode. Un gesto che ha fatto discutere, ma che rivela la sua volontà di essere padre di tutti, è l’abbandono del crocifisso d’oro, in favore di uno d’argento, per evitare favoritismi simbolici.
La personalità di Leone XIV emerge anche dai gesti più piccoli. Il suo passato da missionario, caratterizzato dal contatto umano e dal dialogo semplice, si è manifestato nell’incontro a Genazzano con un tifoso romanista, accolto con un sorriso e una battuta. Un momento che ricorda la spontaneità di Papa Francesco, ma che rivela anche la compostezza dottrinale di Ratzinger e l’impegno contro la guerra di Giovanni Paolo II.
Le scelte del Papa si riflettono anche nei dettagli: una berlina Volkswagen del parco auto pontificio alla prima uscita pubblica, un pulmino nero per viaggiare con amici e familiari. E, in contrasto con l’atteggiamento di Papa Francesco, l’accettazione dei paramenti tradizionali, per rispetto della forma liturgica.
Il pontificato di Leone XIV sembra quindi destinato a essere una miscela calibrata di passato e futuro. Un ponte tra i giganti che lo hanno preceduto: Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Ma con un tocco personale, riconoscibile. Come la sua meditazione finale in Piazza San Pietro: “Mai più la guerra”. Un’eredità pesante, che Leone XIV sembra pronto a portare con voce intonata e passo deciso, inaugurando un pontificato che promette di essere ricco di significato e di sorprese.